Authors Posts by admin

admin

91 POSTS 0 COMMENTS

Uno dei tasselli più qualificanti della riforma della scuola è costituito dall’intervento sul sostegno che prevede un cambiamento significativo nell’inclusione dei disabili nel sistema educativo italiano. La riforma del sostegno prevede, tra le altre cose, una formazione maggiore per gli insegnanti specializzati sulle diverse forme di disabilità.

Davide Faraone, il responsabile scuola per il Pd, ha presentato il progetto di riforma del sostegno scolastico spiegando “La proposta fa cardine su quattro aspetti principali:

  • formazione degli insegnanti e continuità educativa;
  • garanzia dei diritti degli alunni;
  • migliore organizzazione territoriale;
  • rapporti con le famiglie”.

Con norme apposite si intende garantire la continuità educativa affiancandola, laddove è necessaria, con l’assistenza nell’istruzione domiciliare ma si è prevista anche la possibilità di somministrare farmaci a scuola. Una vera rivoluzione la proposta di legge elaborata dallaFish e sostenuta dal Pd e dallo stesso ministro Giannini, con la quale si vuol provare a superare la delega al docente di sostegno e si prova a puntare, appunto, alla formazione dei docenti stessi.

La proposta ha origine da un testo presentato dalla deputata Pd Katia Zanotti nel 2006, il testo però non ebbe seguito a causa della fine della legislatura lasciando alla scuola tutte le criticità legate all’inclusione scolastica.

L’originaria proposta di legge del 2006 è stata ripresa, poi, quando nel 2012 fu emanato il Dpr del 4 ottobre con il quale veniva approvato dal Governo il Piano d’azione per attuare la Convenzione Onu sulla disabilità del 2006. La proposta di legge fu integrata e arricchita con soluzioni più attuali e include, ad oggi, 17 articoli. Di seguito la sintesi dei punti della proposta di legge:

  • Il progetto di inclusione dovrà essere preso in carico da tutti i docenti curriculari e non solo da quelli di sostegno “attraverso una partecipazione corresponsabile alla predisposizione, all’attuazione e alla verifica del Piano Educativo Individualizzato”. Si pone l’accento anche sull’ “’obbligo di formazione iniziale ed in servizio per i dirigenti e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici ed organizzativi, dell’inclusione scolastica”. L’articolo 1 della proposta di legge prevede, come anticipato sopra, la garanzia di poter somministrare farmaci durante l’orario scolastico laddove ci sia una prescrizione sanitaria sulle modalità a cui si aggiunge anche la “individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali necessarie a realizzare l’inclusione scolastica”. Tali obiettivi e tali garanzie saranno estese anche a tutti gli alunni con Bes.
  •  Per l’inclusione sociale delle persone con disabilità è stata prevista l’istituzione di un Comitato interministeriale presso la presidenza del Consiglio dei Ministri per indirizzare l’inclusione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità. – Per gli insegnanti di sostegno sarà richiesta una preparazione specialistica attraverso una laurea per il sostegno attraverso l’istituzione di quattro diversi indirizzi per il sostegno didattico: uno per la scuola dell’infanzia, uno per la primaria, uno per la scuola secondaria di primo grado e uno per la scuola secondaria di secondo grado.
  • Nella proposta di legge è dedicato un ampio spazio al percorso formativo dei docenti di sostegno, sia iniziale che in servizio, ma anche alla formazione dei docenti curriculari. Per i docenti di sostegno sono previsti percorsi specifici, “la formazione iniziale dei docenti di scuola dell’infanzia e primaria e di scuola secondaria di primo e secondo grado deve obbligatoriamente prevedere almeno 30 crediti formativi universitari vertenti sugli aspetti della didattica per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali, come condizione necessaria per l’abilitazione all’insegnamento”. Alla stesura del Piano didattico personalizzato per gli alunni disabili e con bisogni speciali, sono inoltre tenuti a partecipare “all’inizio di ogni anno scolastico, prima dell’avvio delle lezioni, tutti i docenti delle classi cui sono iscritti alunni con bisogni educativi speciali certificati” si legge.
  •  La rivendicazione principale della Fish riguarda la continuità didattica, affrontata nell’articolo 6 della proposta di legge; è previsto per i docenti di sostegno a tempo determinato che prendono servizio in classi non terminali, un contratto biennale nella stessa sede (contratto legato però alla disponibilità della sede stessa, mentre i docenti a tempo indeterminato seguiranno gli alunni disabili per l’intero ciclo.
  •  Per quanto riguarda la certificazione della disabilità sono previste importanti novità che porteranno ad una semplificazione degli atti burocratici ad essa legati. La diagnosi funzionale ed il profilo dinamico funzionale saranno sostituiti dal Profilo di funzionamento alla cui formulazione parteciperanno anche le famiglie, un docente dell’alunno e gli operatori della Asl.
  •  Nell’articolo 8 della proposta si ribadisce la storica richiesta della Fish per la creazione “di un sistema di rilevazione dei dati che consenta in tempi reali di conoscere tra l’altro l’andamento del numero di alunni con disabilità, dei docenti per il sostegno didattico, il numero di assistenti per l’autonomia e la comunicazione, il numero di alunni nelle loro classi e quello degli stessi alunni con disabilità nelle classi”.
  •  I docenti di sostegno, il cui numero fino ad ora è stato ritenuto insufficiente, giungeranno nell’arco di un triennio a coprire i posti disponibili (con numero pari a 110.000). I posti confluiranno nell’organico di rete e tramite il Piano Annuale per l’inclusività saranno assegnati in base alle necessità.
  •  Per frenare l’aumento del numero dei ricorsi per indurre l’aumento del numero delle ore di sostegno si introdurrà l’obbligo della conciliazione, da esprimere in tempi molto brevi prima di agire in giudizio.

In una lunga intervista Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione con delega ai servizi per l’integrazione degli alunni disabili, ha spiegato che l’approccio che ha portato alle linee guida su cui si è basata la proposta di legge si basa sull’idea che l’azione educativa deve poter evidenziare e rafforzare tutto ciò che l’alunno con disabilità è o sarà in grado di fare in futuro e non su quello che non potrà mai fare.

fonte

http://www.orizzontescuola.it/news/riforma-del-sostegno-ecco-come-cambier-l-inclusione-dei-disabili-nella-scuola

Ecco la classifica rapportata alla vaccinazione obbligatoria o meno

Qui la classifica europea per Sistemi Sanitari:

1) Olanda (non ha vaccini obbligatori)
2) Svizzera (non ha vaccini obbligatori)
3) Norvegia (non ha vaccini obbligatori)
4) Finlandia (non ha vaccini obbligatori)
5) Danimarca (non ha vaccini obbligatori)
6) Belgio (obbligatorio solo 1)
7) Islanda (non ha vaccini obbligatori)
8) Lussemburgo (non ha vaccini obbligatori)
9) Germania (non ha vaccini obbligatori)
10) Austria (non ha vaccini obbligatori)
11) Francia*
12) Svezia (non ha vaccini obbligatori)
13) Portogallo (non ha vaccini obbligatori)
14) Inghilterra (non ha vaccini obbligatori)
15) Rep. Ceca
16) Scozia (non ha vaccini obbligatori)
17) Macedonia (non ha vaccini obbligatori)
18) Estonia (non ha vaccini obbligatori)
19) Spagna (non ha vaccini obbligatori)
20) Slovenia
21) Slovacchia
22) Italia
23) Irlanda (non ha vaccini obbligatori)
24) Croazia
25) Cipro (non ha vaccini obbligatori)
26) Ungheria
27) Lettonia
28) Malta
29) Grecia
30) Bulgaria

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

l sondaggio annuale sull’assistenza medica vede i Paesi Bassi in vetta, seguiti da Svizzera, Norvegia, Finlandia e Danimarca. Il nostro paese in discesa rispetto al passato.L’Italia è al ventunesimo posto classifica dell’Indice europeo Health Consumer

BRUXELLES – L’Italia sanitaria non migliora, anzi, insieme a pochissimi altri Paesi perde punti e un posto nella classifica dell’Indice europeo Health Consumer (EHCI) presentato stamane a Bruxelles davanti al Commissario europeo per la salute, il lituano Vytenis Andriukaities. Nato nel 2006 su iniziativa del centro indipendente svedese Health consumer powerhouse (HCP), l’indice è lo sforzo di fotografare dal punto di vista dei consumatori lo stato della sanità di ciascun Paese basandosi su dati ufficiali.

IL GRAFICO / L’INDICE EUROPEO

Sono oggi 37 i Paesi “osservati” (con la Scozia che un sistema sanitario diverso dal Regno Unito) e valutati in sei grandi aree con 47 diversi indicatori, soppesati e riequilibrati con criterio numerico. L’Italia, con 648 punti, si presenta al 21° posto (l’anno scorso era al 20° ed al 15° nei primi rilevamenti). Resta al primo posto l’Olanda, con un punteggio di 898 su 1000, seguita da Svizzera, Norvegia, Finlandia e Danimarca.

Cala la spesa sanitaria. Non per tutti i Paesi è lo stesso. “Nonostante molti Paesi registrino un lieve calo della spesa sanitaria, le prestazioni complessive nell’ambito della sanità continuano a migliorare”, ha spiegato Arne Bjornberg, presidente dell’HCP e direttore della ricerca. Nel 2006, il primo indice assegnava un punteggio superiore a 800 a un solo paese, mentre nel 2014 la stessa soglia è stata superata da ben nove sistemi sanitari, tutti caratterizzati da ottime prestazioni. L’Italia invece continua la discesa dal primo rilevamento ad oggi, anche se il punteggio, segnalano i ricercatori non è di per sé rilevante e va preso con grande “cautela”. Bisogno di riforme in un clima di paralisi politica, è il messaggio che arriva da Brussels, con “l’attuale regionalizzazione della sanità pubblica che minaccia di allargare il divario fra Nord e Sud, rendendo talvolta difficile stabilire la media italiana”. Perché, e questo viene riconosciuto, l’Italia ha le sue ecellenze.

I criteri. I 47 indicatori individuati dai ricercatori a cui viene riconosciuta una certa autorevolezza (vista la presenza del Commissario europeo della Salute) riguardno i Diritti dei pazienti e informazioni (12 indicatori: dal diritto alla seconda opinione alla prenotazione online o alla ricetta per mail, al catalogo con ranking di qualità dei servizi ), Accessibiltà e tempi di attesa(5 indicatori: dall’accesso entro la giornata dal medico di famiglia alle liste di attesa), Outcome (7 indicatori: dalle morti infantili, all’aborto, alla cura della depressione), Range e servizi (8 indicatori: dall’equità del sistema sanitario al trapianto di reni per milione di abitanti, alle cure pubbliche dei denti, al numero di parti cesarei), Prevenzione (8 indicatori, introdotti negli ultimi due report: dalla vaccinazioni neonatali e dell’Hpv, dalla prevenzione fumo, all’assunzione media di zuccheri, ai diabetici non diagnosticati), Farmaceutica (7 indicatori tra cui introduzione di nuovi farmaci anticancro, uso o abuso di antibotici, accesso ai farmaci di ultima generazione).

L’indagine relativa alle associazioni dei pazienti, è stato detto, segnala “un notevole miglioramento, in base al quale il Paese sembra avere ridotto significativamente il problema dei pagamenti in nero”. Su questo dato i dubbi sono legittimi.

Raccomandazioni. “Attendersi grandi riforme, che appaiono estremamente incerte, significherebbe prendersi in giro”, ha detto Bjornberg, “Sembra più probabile attuare misure specifiche, come una forte svolta nella prevenzione antifumo, dato che quest’ultimo è una delle cause degli scarsi risultati dei trattamenti. L’eccessivo consumo di antibiotici va a braccetto con l’elevato livello di gravi infezioni ospedaliere: si tratta di una correlazione pericolosa, che andrebbe affrontata”.  Altro tema è l’assistenza a lungo termine della popolazione in invecchiamento: “un’abissale mancanza di preparazione. Sotto questo punto di vista, infatti, l’Italia si colloca allo stesso posto di Romania e Grecia, ma ancora una volta non sembra esservi alcuna volontà politica di attuare azioni risolutive”.

fonte

http://www.repubblica.it/salute/2015/01/27/news/indice_salute_europea-105869922/

grafico qui

http://www.repubblica.it/salute/2015/01/27/news/sistemi_sanitari_a_confronto-105876986/

Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati prelim. 2013 e dati defin. 2012

 

Titolo: Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati prelim. 2013 e dati defin. 2012

Sommario: Nella Relazione vengono analizzati e illustrati i dati definitivi relativi all’anno 2012 e quelli preliminari per l’anno 2013 sull’attuazione della legge 194 del 1978, che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG)

Data del documento: 2014

Periodo di riferimento: 2012-2013

Periodicità: annuale

A cura di: Ministero della salute

allegati

Relazione al Parlamento IVG 2014 (PDF 0.70 Mb)

Tabelle relazione 2014 (PDF 0.57 Mb)

fonte

http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2226

Gli alunni con disabilità nella scuola italiana
Gli alunni con disabilità nel sistema scolastico italiano sono complessivamente
222.917, pari al 2,5% dell’intera popolazione (prossima a 9 milioni di alunni). La scuola
dell’infanzia presenta una percentuale di alunni con disabilità inferiore agli altri ordini di
scuola pari all’1,3% (in media si ha un alunno con disabilità ogni 78 alunni senza
disabilità). Nella scuola primaria essa è del 3%, nella scuola secondaria di I grado del
3,7%, nella scuola secondaria di II grado la percentuale di alunni con disabilità è pari al 2%
Con riferimento alla distribuzione per gestione, osserviamo che, complessivamente,
circa il 92% degli alunni con disabilità frequenta scuole statali. Quanto alle scuole a
gestione non statale, la più alta concentrazione degli alunni con disabilità si ha nella
Totale scuole
Alunni con disabilità 222.917 21.283 83.892 65.084 52.658
Totale alunni 8.943.701 1.686.095 2.825.400 1.779.758 2.652.448
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 39 78 33 26 49
% alunni con disabilità / totale alunni 2,5 1,3 3,0 3,7 2,0
Scuole statali
Alunni con disabilità 205.096 14.839 78.374 61.448 50.435
Totale alunni 7.737.639 1.014.142 2.574.660 1.673.564 2.475.273
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 37 67 32 26 48
% alunni con disabilità / totale alunni 2,7 1,5 3,0 3,7 2,0
Scuole non statali
Alunni con disabilità 17.821 6.444 5.518 3.636 2.223
Totale alunni 1.206.062 671.953 250.740 106.194 177.175
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 67 103 44 28 79
% alunni con disabilità / totale alunni 1,5 1,0 2,2 3,4 1,3
di cui: Scuole paritarie
Alunni con disabilità 12.299 6.047 3.244 1.405 1.603
Totale alunni 1.036.403 642.040 190.608 69.833 133.922
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 83 105 58 49 83
% alunni con disabilità / totale alunni 1,2 0,9 1,7 2,0 1,2
Incidenza alunni con disabilità per gestione
% alunni con disabilità scuole statali / scuole totali 92,0 69,7 93,4 94,4 95,8
% alunni con disabilità scuole non statali / sc. totali 8,0 30,3 6,6 5,6 4,2
% alunni con disabilità scuole paritarie / sc. non statali 69,0 93,8 58,8 38,6 72,1
Tav. 1 Totale alunni e alunni con disabilità: un quadro di sintesi – A.S. 2012/2013

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi – Servizio Statistico
scuola dell’infanzia, con una percentuale di alunni con disabilità in scuole non statali pari al
30,3% del totale degli alunni con disabilità. Quanto alla scuola primaria e secondaria, circa
il 94% degli alunni con disabilità frequenta scuole a gestione statale. Degli alunni con
disabilità frequentanti scuole non statali, mediamente circa il 69% si trova in scuole
paritarie.
Il grafico seguente mette a confronto la composizione percentuale degli alunni in
totale e degli alunni con disabilità per gestione: l’86,5% del totale degli alunni e il 92%
degli alunni con disabilità frequenta scuole a gestione statale. Quanto al dettaglio della
gestione non statale si osserva che le scuole paritarie accolgono l’11,6% del totale degli
alunni e il 5,5% degli alunni con disabilità. Le scuole non paritarie accolgono l’1,9% del
totale degli alunni e il 2,5% degli alunni con disabilità.

fonte

http://www.istruzione.it/allegati/integrazione_scolastica_degli_alunni_con_disabilita.pdf

allegato

integrazione_scolastica_degli_alunni_con_disabilita[1]

L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è sempre attuale e non scevra da numerosi problemi ancora non risolti.

L’inserimento di questi alunni nella scuola del nostro Paese, avviato ormai da molti anni, non sempre è diventato sinonimo di integrazione che, per essere intesa come fattore di qualitàdella scuola e dell’intera società (anche perchè ne viene coinvolto tutto il contesto nel quale è inserito l’alunno con disabilità, da quello scolastico a quello sociale), esige progettualità e pianificazione quali presupposti necessari per qualsiasi lavoro di rete.

I vari tentativi metodologico-didattici di individualizzare e personalizzare l’apprendimento si sono spesso rivelati non producenti sul piano della socializzazione; viceversa, quando si è privilegiata la dimensione della socializzazione, i risultati sono stati deludenti sul piano dello sviluppo delle abilità cognitive.

Il processo d’integrazione esige la convergenza del principio didattico della personalizzazione con quello della socializzazione, nel quadro di progetti comuni ben definiti e di figure docenti che devono possedere competenze relazionali ed affettive oltre che disciplinari.

Nel processo d’integrazione scolastica dell’alunno con disabilità, ciò che conta è che le persone che intervengono nella relazione educativa si sforzino di cercare e fornire risposte a quelle che possono essere i suoi “bisogni specifici”, nella classe e nella scuola che frequenta, non dimenticando che è “persona integrata” quella persona che, con un suo posto nel gruppo, conserva la propria identità diversa dalla altre, la propria diversità quale caratteristica peculiare del modo di essere persona.

La consuetudine di far fare all’alunno con disabilità attività spesso diverse dal resto della classe o, peggio ancora, di portarlo quasi sempre fuori dall’aula della sua classe, certamente non aiuta il vero processo di integrazione. Ciò vuole anche significare che la didattica individualizzata non dev’essere fine a se stessa, ma dev’essere funzionale ad un progetto di rete ben definito.

Una didattica funzionale non può porre i contenuti delle varie discipline al centro del processo insegnamento-apprendimento. Essa deve intendere i contenuti come stimolo percepibile e utilizzabile da tutti gli alunni, nel quadro della convinzione socio-pedagogica che le “diversità”, ormai presenti in ogni classe, non sono “incidenti da normalizzare al più presto”, ma “occasioni”, condividendo il concetto, sempre più attuale, che “l’eterogeneità è la normalità”.

La consuetudine, poi, che l’alunno con disabilità necessita di un intervento specializzato che solo l’insegnante di sostegno può dargli, in quanto docente-specializzato, è fuorviante e genera confusione fra didattica e terapia. L’alunno diversamente abile non può essere ridotto alla sua disabilità e inserito per questo in un settore speciale che, in quanto tale, lo distoglie dal normale lavoro della classe.

Questo non significa sottovalutare l’esigenza educativa speciale dell’alunno diversamente abile; vuole invece sottolineare la necessità di agire all’interno di un progetto chiaro che preveda l’interazione degli interventi dei docenti curricolari e dell’insegnante di sostegno. In questa esigenza d’interscambio, l’insegnante di sostegno dev’essere considerato un docente che ha il compito prioritario di creare e mantenere validi i rapporti tra l’alunno disabile, i docenti e gli altri alunni della classe e della scuola.

Anche per questo l’insegnante di sostegno ha, oggi, nuovi e più impegnativi compiti in quanto non è solo di sostegno all’alunno con disabilità, ma lo è a tutto il gruppo classe, contribuendo a stimolare una reciproca collaborazione e, quindi, una funzionale integrazione. L’insegnante di sostegno, in altre parole, ha come compito anche quello di creare le condizioni ottimali per favorire la socializzazione e l’apprendimento, non solo dell’alunno con disabilità, ma, di tutti gli componenti il gruppo classe, considerato che l’apprendimento degli alunni non può prescindere dal contesto relazionale.

La stessa normativa vigente sottolinea più volte che il docente di sostegno è un operatore dei rete con il compito precipuo di favorire la comunicazione e la collaborazione con i colleghi di classe, con il dirigente scolastico, con il personale ATA, con gli alunni e con le persone dei servizi socio-sanitari.

L’integrazione scolastica dei “diversi” è anche un compito di tutti. Impegnarsi per la dignità dell’alunno con disabilità significa impegno tendente ad affermare il valore della persona; significa lotta per una società migliore nella quale ciascun membro possa cogliere in sè e negli altri un significato profondo che, nello stesso tempo, distingue e accomuna!

fonte

http://oltrelostretto.blogsicilia.it/la-scuola-e-gli-alunni-disabili-ancora-tanti-problemi-irrisolti/321260/

Una lettera inviata dai PSP (Partigiani della Scuola Pubblica) al noto portale specializzato ‘Tecnica della Scuola’, denuncia un’altra grave offesa lanciata nei confronti della scuola pubblica italiana.Questa volta sono i docenti di sostegno ad indignarsi per l’informazione falsa e parziale offerta dalla TV di Stato. A salire sul banco degli imputati è la fiction televisiva ‘Tutto può succedere’, in onda da poche settimane su Raiuno: uno dei protagonisti di questa serie TV è un bambino affetto dalla sindrome di Asperger, che, in seguito all’incapacità dei suoi insegnanti, si vede costretto ad abbandonare la scuola pubblica per iscriversi in una scuola privata, ovviamente costosa.

Sostegno, docenti protestano contro la fiction Rai ‘Tutto può succedere’

Nel film, è la stessa dirigente scolastica a consigliare i genitori del bambino ad iscrivere il piccolo in una scuola che la preside ritiene possa essere ‘più adatta’…Da qui la protesta dei PSP e dei docenti di sostegno verso un messaggio che trasmette indubbiamente una buona dose di sfiducia nei confronti del servizio reso dalla scuola pubblica italiana: ‘Non solo ci ferisce la nostra professionalità negata’ affermano indignati gli insegnanti ma soprattutto offre una visione distorta di quanto sta accadendo in Italia.

PSP, docenti sostegno: ‘Messaggio tanto falso quanto pericoloso’

La realtà parla, invece, di scuole paritarie, in cui non esiste l’insegnante di sostegnose non a pagamento e proprio per questo motivo i genitori si devono rivolgere agli istituti statali che, in osservanza della legge 104/92, sono tenuti a garantire il diritto allo studio e a rispettare le pari opportunità. Da qui nasce la lamentela dei docenti, anche perchè risulta inaccettabile che la TV di Stato possa diffondere un messaggio così distorto e dequalificante, che non fa altro che gettare altro fango sulla reputazione della scuola pubblica italiana, tra l’altro privata dal punto di vista economico, di quelle risorse necessarie per far fronte adeguatamente al diritto allo studio dei ragazzi diversamente abili. Che cosa potranno pensare quei genitori che mandano a scuola i loro figli? Vi invitiamo a dire la vostra opinione sull’argomento.

fonte

http://it.blastingnews.com/lavoro/2016/01/scuola-disabilita-e-sostegno-docenti-contro-rai-e-fiction-tv-tutto-puo-succedere-00715895.html

Concorso scuola docenti in attesa della riforma delle nuove classi di concorso che potrebbe giungere questo venerdì o la prossima settimana.

Ad ogni modo, al Ministero si sta lavorando per il varo dei tre bandi (Infanzia-Primaria, Secondaria e Sostegno) entro la fine di gennaio, oltre ai decreti sulle prove, sugli ambiti disciplinari e sui titoli. Ricordiamo che il bando era atteso per la fine di novembre.

Sarebbe confermato, secondo quanto ha raccolto ieri la nostra redazione, la prova di inglese per la primaria. L’esame, infatti, comprenderà anche l’accertamento della conoscenza della lingua inglese e la conoscenza richiesta sarà di livello B2, secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

Quest’anno debutterà anche un concorso specifico per il sostegno. Una novità contenuta nella legge 107, La Buona Scuola. Sempre secondo le indiscrezioni racconte ieri, l’esame orale del sostegno potrebbe consistere nello svolgimento di una progttazione didattica individualizzata sulla base delle diverse forme di disabilità.

Per il sostegno sono stati banditi 5.766 posti, una quantità sottostimanta rispetto alle necessità reali e che nei giorni scorsi ha scatenato non poche polemiche.

Un’ultima notizia, sembra sempre più certa l’eliminazione della prova preselettiva per tutti gli ordini e gradi di scuola, sebbene in un primo momento il Ministero fosse deciso ad eliminarla soltanto per il concorso riguardante le secondarie.

fonte

http://www.orizzontescuola.it/news/concorso-scuola-docenti-sostegno-progettazione-diverse-disabilit-esame-primaria-livello-b2-ingl

Instaurare un rapporto di lavoro e gestirne le varie fasi sarà più facile.

​Una ricognizione sistematica delle norme esistenti e delle molteplici tipologie contrattuali, unitamente a una valutazione della coerenza di queste con il tessuto occupazionale e il contesto produttivo, favorirà l’orientarsi delle aziende. Saranno eliminati i contratti scarsamente diffusi o che sono stati utilizzati in maniera distorta ed elusiva come le associazioni in partecipazione e le collaborazioni a progetto.
Il passaggio verso la forma di lavoro stabile e subordinato permetterà alle aziende non solo di non incorrere in sanzioni, ma anche di usufruire degli incentivi introdotti dall’ultima Legge di Stabilità (Legge n.190/2014) per le assunzioni a tempo indeterminato, garantendo così un cambiamento qualitativo del mercato del lavoro.

Si interviene ​sull’apprendistato, riducendone anche i costi per le imprese che vi fanno ricorso, e favorendone l’utilizzo in coerenza con le norme sull’alternanza scuola-lavoro.

​Più flessibilità anche per il collocamento mirato, in modo da creare una cornice normativa più dinamica e adatta al raggiungimento di risultati​ migliori in termini quantitativi e qualitativi.

Inoltre la digitalizzazione delle comunicazioni verso la Pubblica Amministrazione e la riduzione degli adempimenti burocratici permetteranno sia alle aziende, sia ai cittadini di interfacciarsi con le istituzioni in una maniera più veloce ed efficace.

 

fonte

http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#semplificazione

Il Jobs Act punta ad una maggiore equità sociale anche tramite l’universalizzazione degli strumenti di sostegno al reddito per chi è disoccupato.

Nessuno deve rimanere escluso, per questo – al termine del rapporto di lavoro – l’accesso alla Nuova AspI (NASPI) è possibile anche a chi ha una storia contributiva breve. Più semplice l’accesso alla disoccupazione anche per i collaboratori a progetto con la nuova DIS-COLL. Inoltre per i soggetti più svantaggiati è previsto l’Assegno di disoccupazione involontaria (ASDI) che potrà essere richiesto una volta conclusa la NASPI.

Un nuovo impianto di regole riguarda anche i lavoratori sospesi – quindi in costanza di rapporto di lavoro – ​con il riordino degli ammortizzatori sociali. L’estensione agli apprendisti della Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria e la revisione della disciplina sui fondi di solidarietà garantiranno ad una platea più vasta di lavoratori prestazioni di sostegno al reddito durante i periodi di crisi aziendale. Le imprese che ricorrerrano alla causale del Contratto di Solidarietà potranno beneficiare delle integrazioni salariali​ fino a 36 mesi in riferimento ad un quinquennio mobile.​

Tutela del lavoratore significa anche ostacolare le ipotesi di irregolarità del rapporto lavoro e promuovere la legalità come premessa indispensabile per la creazione di occupazione e lavoro dignitoso. Per questo sono in programma una serie di interventi, tra cui la costituzione di un Ispettorato nazionale​ del lavoro, per semplificare le attività di contrasto al lavoro nero e irregolare e quelle di prevenzione e promozione in materia di salute e sicurezza.

 

fonte

http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutela

La rivoluzione del lavoro passa dalle aziende. Un orario lavorativo meno rigido, il telelavoro, la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria: sono alcune delle soluzioni per conciliare le esigenze personali dei lavoratori, anche autonomi, a quelle produttive delle imprese. La contrattazione aziendale può fornirne soluzioni più funzionali ed efficaci, per questo sono incentivate le politiche aziendali e i premi di produttività che aiutino a creare nuovi modelli organizzativi.

La flessibilità sul lavoro permette di aiutare concretamente i genitori che lavorano, ma anche chi ha più bisogno di sostegno come​ i malati affetti da patologie croniche che ​saranno facilitati nella trasformazione del proprio orario di lavoro a part-time.

fonte

http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#flessibilita