lavoro e disabilità

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico, un bambino italiano ogni 77 presenta un disturbo: questi dati testimoniano la diffusione di questo fenomeno e la necessità di affrontare tematiche sempre più complesse sull’inclusione sociale e lavorativa.
Se è vero che molti progetti supportano e aiutano i bambini con disturbi dello spettro autistico, lo è altrettanto che una volta compiuto il 18esimo anno di età ogni tipo di assistenza e supporto scompaiono e le famiglie spesso restano sole con il pensiero fisso di un futuro per i propri figli. Il passaggio all’età adulta è delicato per chiunque: responsabilità, lavoro e famiglia sono temi che si affacciano nella vita di tutti noi con maggiore importanza e il bisogno di supporto in questa fase è spesso sottovalutato.

Progetto

Con il progetto #COLORIAMOLINVISIBILE, Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, promuove l’inclusione lavorativa di persone autistiche. L’obiettivo è quello di favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro, aiutandole a riconoscere le proprie competenze e creando un contesto relazionale capace di accoglierle e accompagnarle nella costruzione delle loro relazioni con colleghi e superiori, mettendole nelle condizioni di svolgere al meglio le loro mansioni.

Attraverso un percorso di orientamento ed educazione al lavoro, 20 ragazzi e ragazze avranno la possibilità di acquisire tutte le informazioni necessarie per trovare un’occupazione, partendo da un’analisi delle competenze fino ad arrivare alla stesura del CV e alla costruzione di un progetto professionale.

Obiettivo

L’obiettivo del progetto è quello di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro alle persone con autismo, aiutandoli a riconoscere le proprie competenze e creando un contesto relazionale capace di accoglierli ed accompagnarli nella costruzione delle loro relazioni con colleghi e superiori, mettendoli nelle condizioni di svolgere al meglio le loro mansioni.

In particolare:

Aiutare i ragazzi/e a riconoscere la spendibilità delle proprie competenze e a valorizzarle nel mondo del lavoro;
Aiutare i ragazzi/e a riconoscere ed affrontare i propri limiti relazionali, per costruire insieme ai colleghi interazioni che facciano stare bene tutti;
Abbattere gli stereotipi sull’autismo all’interno dei luoghi di lavoro;
Aiutare i ragazzi ad uscire dall’isolamento;
Facilitare l’inserimento lavorativo attraverso la conoscenza.
Attività

Le fasi del progetto sono:

Selezione dei beneficiari;
Identificazione aziende partner;
Analisi contesti di lavoro e raccolta job description delle opportunità presso le aziende partner;
Percorso di orientamento al lavoro individuale e di preparazione all’opportunità;
Supporto all’inserimento;
Coaching e tutoring on the job.
I beneficiari saranno seguiti face to face, con il supporto di psicologi e educatori segnalati da associazioni partner.

Partner

I partner di progetto sono: Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, Fondazione Sacra Famiglia, Fondazione Renato Piatti, Auticon, Associazione diesis.

Grazie alla campagna di raccolta fondi su Rete del Dono e al contributo di The Adecco Group che ha raddoppiato la cifra, sono stati raccolti oltre 18.400 euro a sostegno del progetto.

Qual è la condizione delle persone affette da disturbi dello spettro autistico nel mercato del lavoro italiano? Quali sono le sfide associate a tale disabilità nei luoghi di lavoro? E di quali conoscenze devono disporre datrici e datori di lavoro allo scopo di sostenere dipendenti affetti da tali disturbi? Abbiamo discusso di questi temi con psicologhe e psicologi, assistenti sociali, datrici e datori di lavoro e altre figure professionali nel corso delle attività di ricerca di Opportunities4autism.

Il disturbo dello spettro autistico (DSA) è una disabilità dello sviluppo permanente che fa sì che i soggetti che ne sono affetti presentino difficoltà nel campo della comunicazione e dell’interazione sociale, nonché con l’ambiente circostante. La parola “spettro” sta ad indicare la spiccata variabilità riscontrabile nella tipologia e nella gravità dei sintomi. Molte persone con autismo sono in grado di lavorare e possiedono le competenze necessarie per poter eccellere nel loro campo; tuttavia, la maggior parte degli adulti con DSA non ha un’occupazione o è sotto-occupata. In Italia, solo circa il 10% delle persone con DSA ha un lavoro, mentre è ancora molta la strada da fare per quanto concerne le conoscenze che datrici e datori di lavoro hanno riguardo a tale disabilità.

Che cosa devono sapere datrici e datori di lavoro?
Sfide in ambito lavorativo
Per chiunque può essere stressante intraprendere un nuovo percorso professionale. Tuttavia, le persone affette da DSA sono costrette ad affrontare ulteriori sfide legate ai sintomi della loro condizione.

Le difficoltà di comunicazione e di interazione sociale costituiscono spesso la barriera più visibile al processo di inserimento nel contesto lavorativo. Le persone con autismo possono, infatti, essere infastidite dalla vicinanza delle loro colleghe e dei loro colleghi, e provare un forte stress di fronte alla prospettiva di dover socializzare. Per questo motivo, appare necessario sensibilizzare i componenti del gruppo di lavoro e i soggetti responsabili affinché conoscano e rispettino le esigenze dei dipendenti con DSA.

Alcuni individui affetti da tali disturbi possono, inoltre, avere delle difficoltà ad esprimersi a parole e a capire gli altri. La tendenza a interpretare in maniera letterale i messaggi e a non comprendere appieno alcuni elementi del linguaggio non verbale può ostacolare la comprensione reciproca. Per questa ragione, è bene ricorrere a un linguaggio chiaro, concreto e completo, evitando doppi sensi e ironia, metafore o gesti superflui. In questi casi, sarebbe bene disporre di una figura che faccia da intermediario tra la persona con autismo e il gruppo di lavoro al fine di sostenere la comunicazione e promuovere la valorizzazione della diversità in ambito professionale.

Altre sfide sono legate all’ipersensibilità agli stimoli ambientali. Il rumore, gli odori e una luce troppo intensa possono causare un grave turbamento e, in alcuni casi, possono alimentare degli stati di ansia o innescare delle crisi nervose.

Datrici e datori di lavoro possono attenuare l’impatto di tali stimoli fornendo ai dipendenti delle cuffie, installando delle lampade da tavolo in sostituzione di una forte illuminazione artificiale, o, qualora possibile, dando accesso a degli uffici riservati. Inoltre, potrebbero anche creare uno ambiente calmo e sicuro in cui i dipendenti possano trascorrere le loro pause o trovare rifugio quando si sentono sopraffatti da un eccesso di stimoli.

La scarsa flessibilità può causare problemi ai lavoratori con DSA nel momento in cui questi si trovano di fronte a cambiamenti improvvisi nella routine lavorativa o sono chiamati a gestire compiti inaspettati o variazioni alle attività inizialmente ritenute prioritarie. Inoltre, possono avere difficoltà quando viene chiesto loro di concentrarsi su due attività allo stesso tempo, eventualità che potrebbe generare uno stato di ansia e stress acuto.

Per aiutare ogni dipendente ad affrontare tali situazioni, i datori di lavoro dovrebbero concedere alle persone con DSA quanta più flessibilità e autonomia possibile nella pianificazione delle loro attività.

Vantaggi legati all’assunzione di persone affette da disturbi dello spettro autistico
Allora, quali sono i vantaggi dati dall’assumere una persona affetta da disturbi dello spettro autistico? Gli stessi di quando si sceglie una persona competente e leale.

Le persone con autismo hanno molte qualità e talenti da offrire in ambiti quali l’arte, la musica, l’artigianato, la matematica, l’informatica, il giardinaggio o la cucina. Fra i punti di forza più comuni ricordiamo una forte memoria, il rispetto delle regole e l’attenzione ai dettagli, nonché la capacità di eseguire compiti ripetitivi con grande precisione.

Inoltre, l’intero gruppo di lavoro può beneficiare di una maggiore neuro-diversità imparando dalle differenze, entrando in contatto con nuovi punti di vista e trasformando la comunità in senso più inclusivo.

Per poter apprezzare tali punti di forza e non lasciarsi sfuggire questi grandi talenti, datori di lavoro sono chiamati a informarsi meglio su tale disabilità, imparare a riconoscerne i sintomi e rispettare le differenze individuali.

Sostegno lavorativo alle persone con DSA
Purtroppo, i servizi a disposizione sia datori di lavoro, sia degli adulti con DSA sono limitati. Infatti, sono soprattutto le famiglie a prendersi carico dei bisogni connessi alle sfide legate all’età adulta e alla ricerca di un’occupazione dei familiari affetti da tale disturbo.

Un caso a parte è costituito, invece, dai centri che operano all’interno delle università allo scopo di garantire pari opportunità a studentesse e studenti con disabilità e/o DSA lungo tutto il percorso formativo e nel passaggio al mondo del lavoro.

Un caso a parte è costituito, invece, dai centri che operano all’interno delle università allo scopo di garantire pari opportunità agli studenti con disabilità e/o DSA lungo tutto il percorso formativo.

Un esempio straordinario in tal senso è il CInAP – Centro per l’integrazione attiva e partecipata dell’Università di Catania, all’interno del quale un’equipe multidisciplinare, formata da psicologi, assistenti sociali e formatori, opera per supportare gli studenti dall’inizio alla conclusione di tutto il percorso formativo universitario, attraverso l’attivazione di specifici servizi che possono essere così sintetizzati: orientamento in entrata, consulenza sulle normative di settore, supporto specialistico durante i test d’ingresso ai diversi Corsi di Laurea dell’Ateneo, presa in carico di ciascuno studente attraverso colloqui finalizzati alla condivisione di Progetti Individualizzati (PI), attivazione dei servizi di supporto allo studio e alla frequenza a lezione (tutorato didattico e specialistico, possibilità di accesso agli appelli riservati, counseling psicologico, trasporto, interpretariato LIS, ecc.), orientamento in uscita finalizzato all’inserimento dei neo laureati nel mondo del lavoro attraverso il servizio di Placement/Collocamento Mirato (L. 68/99).

Quanto descritto, viene specificatamente attivato anche per gli studenti con disturbi dello spettro autistico per i quali il Centro mette a disposizione un servizio di “Tutorato Specialistico per studenti con disabilità comportamentale”, cogestito da un’assistente sociale e uno psicologo, che mira alla progettazione di interventi personalizzati orientati all’implementazione di percorsi di promozione del loro benessere e di potenziamento delle loro autonomie.

Centri come il CInAP, cooperative sociali, associazioni e gruppi di genitori di minori con autismo come il Comitato Autismo Parla o Dopo di noi, si battono costantemente per i diritti delle persone con DSA e si sforzano di sensibilizzare quante più persone possibili sul tema dell’autismo. Tuttavia, datori di lavoro e responsabili della gestione delle risorse umane non hanno ancora raggiunto un livello di consapevolezza adeguato e la maggior parte di loro non sa cosa aspettarsi, né come rivolgersi a candidati o dipendenti con DSA.

Opportunities4autism: il progetto
Il gruppo di lavoro di Opportunities4autism intende sensibilizzare sul tema delle persone con DSA nel mondo del lavoro e rendere i contesti professionali più aperti alla neurodiversità. Fra febbraio e marzo 2021 abbiamo condotto numerose interviste e focus group con esperte ed esperti nel campo dell’autismo e preso in esame la condizione delle persone con DSA nel mercato del lavoro.

Le opinioni presentate dai soggetti intervistati sono servite per analizzare il livello di consapevolezza rispetto al tema e individuare i bisogni di apprendimento che costituiranno la base del pacchetto formativo di Opportunities4autism, progettato per permettere ai datori di lavoro di acquisire le capacità e le competenze necessarie per sostenere gli individui con autismo nel processo di assunzione e di inserimento lavorativo.

Lavori nel campo della formazione professionale, svolgi un’attività imprenditoriale oppure ti occupi di persone affette da disturbi dello spettro autistico e ti piacerebbe seguire il corso di formazione? Ti invitiamo a contattare Cecilie La Monica Grus all’indirizzo cecilie.lamonica@cesie.org.

Un locale dove i ragazzi autistici possano lavorare autonomamente servendo ottime pizze. Questa l’idea che è venuta in mente a Nico Acampora, il papà di un giovane affetto da questa sindrome, e ad altri genitori. Il ristorante si chiamerà PizzAut e vedrà la luce a Cassina De Pecchi, probabilmente nel dicembre 2019.
“Avviare uno spazio di inclusione sociale gestito da ragazzi con autismo”, questo, come si legge sul sito di PizzAut, l’obiettivo del progetto, che vuole creare uno spazio di lavoro, integrazione e relazione, ma anche un luogo dove gustare deliziose pizze, preparate con ingredienti biologici e di qualità. “Il ristorante sarà il primo in Italia – e da quello che sappiamo anche in Europa – gestito interamente da ragazzi autistici – racconta Acampora a MilanoToday -. In una prima fase il progetto coinvolgerà dai 15 ai 20 ragazzi, tra i 17 e i 24 anni. Dieci di loro hanno già ricevuto formazione. Alessandro e Matteo (che ad aprile sono iscritti al Campionato Mondiale della Pizza) saranno i pizzaioli. Gabriele sarà responsabile di sala e formerà gli altri ragazzi. Giada, Lorenzo, Francesco e altri lavoreranno al bar o in sala”.

Il ristorante nascerà per sopperire a un bisogno avvertito da molte famiglie, ovvero quello di un locale dove le persone autistiche possano lavorare e al contempo socializzare. “Troppo spesso i ragazzi con autismo sono esclusi dal mondo del lavoro e dalle relazioni sociali, come genitori di bimbi con autismo lo verifichiamo ogni giorno sulla nostra pelle e con i nostri ragazzi”, scrivono le famiglie online. “L’idea poi – racconta il padre – è di fare una sorta di franchinsing del sociale, replicando il know how (dall’organizzare dei locali alle tecnologie utilizzate, passando per la formazione). Si creerà un volano che costruisce lavoro. I ragazzi più bravi potrebbero anche andare ad insegnare ad altri”.

Come sarà il ristorante
Alessandro, Gabriele e Francesco, questi i nomi di alcuni dei ragazzi di PizzAut, hanno già imparato a preparare gli impasti per la pizza e a servirla ai tavoli. Già da tempo infatti collaborano con i diversi locali che si sono resi disponibili ad ospitarli, permettendogli di raccogliere fondi per realizzare PizzAut, ma anche di imparare il mestiere. Per definire il ruolo di ciascuno all’interno del ristorante è stato proposto un percorso di formazione con il supporto di psicologi ed ed educatori. “Le mansioni – afferma Acampora – sono state distribuite in base a caratteristiche del singolo, alla sue abilità, ma anche alle attitudini. PizzAut sorgerà all’interno di un’area produttiva che era della Nokia e che un imprenditore privato sta riqualificando. All’interno di questo centro ci saranno realtà del terziario, tra cui anche noi”.

PizzAut, viene precisato sul suo sito, non servirà ad aiutare le persone autistiche in quanto bisognose di aiuto, ma a valorizzarle “perché portatrici di competenze e di ben-essere”. All’interno della pizzeria i ragazzi potranno avvalersi delle competenze e della conoscenza di professionisti della ristorazione e della riabilitazione. Il locale sarà perfetto per le famiglie ma anche per i giovani. Il ritmo all’interno sarà quello in cui si sentono più a loro agio i ragazzi: si tratterà di “un locale dai tempi lenti dove non bisogna andare a mangiare una pizza quando si hanno cinque minuti e poi si corre via… ma un locale dove Trovarsi e Ritrovarsi in una dimensione temporale e relazione fuori dalle frenesie che mettono in difficoltà chi è affetto da autismo ma che fanno male anche ai cosiddetti normali”, come si legge sul sito del locale.

Uno spazio di socializzazione
“La difficoltà più grossa per le persone autistiche è quella relazionale – racconta Acampora. I ragazzi all’inizio avevano paura del pubblico. Ora l’hanno superata grazie alle tante serate PizzAut che stiamo facendo in tutta Italia. I ragazzi grazie al lavoro stanno meglio, hanno più autonomia e maggiore rispetto di sé”.

“Io sono il papà di Leo – continua il genitore – che ha dieci anni ed è autistico. Con lui e mia moglie facciamo spesso la pizza a casa. Manipolare e realizzare qualcosa è un lavoro importante sulle autonomie. Poi invitavamo gli amici a mangiare. Così a un certo punto mi son detto perché non fare questa cosa con ragazzi più grandi, per dargli lavoro? Da quest’intuizione è nato PizzAut”.

I giovani di PizzAut
Il padre di Leo ricorda anche alcuni aneddoti legati all’esperienza dei ragazzi: “Quando Alessandro, il pizzaiolo, ha iniziato a fare le pizze, il suo maestro ha detto che doveva ‘schiaffeggiare la pizza’. A un certo punto, poi, a distanza di giorni gli è stato detto anche che l’impasto era una cosa viva. E a quel punto lui ha smesso di impastare. Non voleva fare più pizze perché, diceva, ‘le cose vive non si schiaffeggiano’. Si è rimesso al lavoro solo quando gli abbiamo detto che doveva ‘coccolare’ l’impasto”.

“Francesco, uno dei ragazzi che lavoreranno in sala – continua Acampora – una volta mentre ci trovavamo in Francia ha iniziato a parlare con un gruppo di turisti olandesi. Nessuno aveva idea che parlasse il fiammingo. Così gli abbiamo chiesto spiegazioni e lui ci ha raccontato che aveva visto un video su YouTube e aveva memorizzato alcune frasi. Un altro ragazzo di PizzAut, Gabriele, invece, un tempo non usciva mai dopo la scuola. Da quando ha iniziato a fare parte del progetto è un’altra persona. Frequenta i suoi amici e ha fatto il primo capodanno senza genitori”.

Come contribuire a PizzAut
Chiunque voglia partecipare alla realizzazione di PizzAut, che si finanzia attraverso il crowd funding, può fare una donazione sul sito del progetto o decidere di destinargli il proprio 5 per mille (codice fiscale 91142230159). Chi contribuirà verrà ricompensato e ringraziato pubblicamente su un ‘muro dei mattoni’ creato ad hoc. “In fin dei conti – si legge sul sito del progetto – per credere in un luogo lento e gestito da persone autistiche bisogna essere grandi matti e quindi il muro dei ‘mattoni’ ospiterà i nominativi o le frasi di questi importanti donatori”.

I fondi raccolti verranno utilizzati per l’acquisto di tutti gli arredi, dei macchinari, di speciali forni (che impediscono di dimenticare all’interno la pizza bruciandola) e delle attrezzature necessarie, i percorsi di formazione destinati ai ragazzi per l’acquisizione delle competenze necessarie, l’eventuale affitto della struttura ed il costo del personale almeno nella fase di avvio. Al momento la raccolta di crowd funding punta a raggiungere 100mila euro (67mila quelli già donati). Inoltre sono previste donazioni di aziende ristoranti e privati (si spera di realizzare un totale di 150mila euro). La cifra complessiva da raggiungere è pari a 250mila euro.