Tutela Sociale

Uno dei tasselli più qualificanti della riforma della scuola è costituito dall’intervento sul sostegno che prevede un cambiamento significativo nell’inclusione dei disabili nel sistema educativo italiano. La riforma del sostegno prevede, tra le altre cose, una formazione maggiore per gli insegnanti specializzati sulle diverse forme di disabilità.

Davide Faraone, il responsabile scuola per il Pd, ha presentato il progetto di riforma del sostegno scolastico spiegando “La proposta fa cardine su quattro aspetti principali:

  • formazione degli insegnanti e continuità educativa;
  • garanzia dei diritti degli alunni;
  • migliore organizzazione territoriale;
  • rapporti con le famiglie”.

Con norme apposite si intende garantire la continuità educativa affiancandola, laddove è necessaria, con l’assistenza nell’istruzione domiciliare ma si è prevista anche la possibilità di somministrare farmaci a scuola. Una vera rivoluzione la proposta di legge elaborata dallaFish e sostenuta dal Pd e dallo stesso ministro Giannini, con la quale si vuol provare a superare la delega al docente di sostegno e si prova a puntare, appunto, alla formazione dei docenti stessi.

La proposta ha origine da un testo presentato dalla deputata Pd Katia Zanotti nel 2006, il testo però non ebbe seguito a causa della fine della legislatura lasciando alla scuola tutte le criticità legate all’inclusione scolastica.

L’originaria proposta di legge del 2006 è stata ripresa, poi, quando nel 2012 fu emanato il Dpr del 4 ottobre con il quale veniva approvato dal Governo il Piano d’azione per attuare la Convenzione Onu sulla disabilità del 2006. La proposta di legge fu integrata e arricchita con soluzioni più attuali e include, ad oggi, 17 articoli. Di seguito la sintesi dei punti della proposta di legge:

  • Il progetto di inclusione dovrà essere preso in carico da tutti i docenti curriculari e non solo da quelli di sostegno “attraverso una partecipazione corresponsabile alla predisposizione, all’attuazione e alla verifica del Piano Educativo Individualizzato”. Si pone l’accento anche sull’ “’obbligo di formazione iniziale ed in servizio per i dirigenti e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici ed organizzativi, dell’inclusione scolastica”. L’articolo 1 della proposta di legge prevede, come anticipato sopra, la garanzia di poter somministrare farmaci durante l’orario scolastico laddove ci sia una prescrizione sanitaria sulle modalità a cui si aggiunge anche la “individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali necessarie a realizzare l’inclusione scolastica”. Tali obiettivi e tali garanzie saranno estese anche a tutti gli alunni con Bes.
  •  Per l’inclusione sociale delle persone con disabilità è stata prevista l’istituzione di un Comitato interministeriale presso la presidenza del Consiglio dei Ministri per indirizzare l’inclusione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità. – Per gli insegnanti di sostegno sarà richiesta una preparazione specialistica attraverso una laurea per il sostegno attraverso l’istituzione di quattro diversi indirizzi per il sostegno didattico: uno per la scuola dell’infanzia, uno per la primaria, uno per la scuola secondaria di primo grado e uno per la scuola secondaria di secondo grado.
  • Nella proposta di legge è dedicato un ampio spazio al percorso formativo dei docenti di sostegno, sia iniziale che in servizio, ma anche alla formazione dei docenti curriculari. Per i docenti di sostegno sono previsti percorsi specifici, “la formazione iniziale dei docenti di scuola dell’infanzia e primaria e di scuola secondaria di primo e secondo grado deve obbligatoriamente prevedere almeno 30 crediti formativi universitari vertenti sugli aspetti della didattica per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali, come condizione necessaria per l’abilitazione all’insegnamento”. Alla stesura del Piano didattico personalizzato per gli alunni disabili e con bisogni speciali, sono inoltre tenuti a partecipare “all’inizio di ogni anno scolastico, prima dell’avvio delle lezioni, tutti i docenti delle classi cui sono iscritti alunni con bisogni educativi speciali certificati” si legge.
  •  La rivendicazione principale della Fish riguarda la continuità didattica, affrontata nell’articolo 6 della proposta di legge; è previsto per i docenti di sostegno a tempo determinato che prendono servizio in classi non terminali, un contratto biennale nella stessa sede (contratto legato però alla disponibilità della sede stessa, mentre i docenti a tempo indeterminato seguiranno gli alunni disabili per l’intero ciclo.
  •  Per quanto riguarda la certificazione della disabilità sono previste importanti novità che porteranno ad una semplificazione degli atti burocratici ad essa legati. La diagnosi funzionale ed il profilo dinamico funzionale saranno sostituiti dal Profilo di funzionamento alla cui formulazione parteciperanno anche le famiglie, un docente dell’alunno e gli operatori della Asl.
  •  Nell’articolo 8 della proposta si ribadisce la storica richiesta della Fish per la creazione “di un sistema di rilevazione dei dati che consenta in tempi reali di conoscere tra l’altro l’andamento del numero di alunni con disabilità, dei docenti per il sostegno didattico, il numero di assistenti per l’autonomia e la comunicazione, il numero di alunni nelle loro classi e quello degli stessi alunni con disabilità nelle classi”.
  •  I docenti di sostegno, il cui numero fino ad ora è stato ritenuto insufficiente, giungeranno nell’arco di un triennio a coprire i posti disponibili (con numero pari a 110.000). I posti confluiranno nell’organico di rete e tramite il Piano Annuale per l’inclusività saranno assegnati in base alle necessità.
  •  Per frenare l’aumento del numero dei ricorsi per indurre l’aumento del numero delle ore di sostegno si introdurrà l’obbligo della conciliazione, da esprimere in tempi molto brevi prima di agire in giudizio.

In una lunga intervista Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione con delega ai servizi per l’integrazione degli alunni disabili, ha spiegato che l’approccio che ha portato alle linee guida su cui si è basata la proposta di legge si basa sull’idea che l’azione educativa deve poter evidenziare e rafforzare tutto ciò che l’alunno con disabilità è o sarà in grado di fare in futuro e non su quello che non potrà mai fare.

fonte

http://www.orizzontescuola.it/news/riforma-del-sostegno-ecco-come-cambier-l-inclusione-dei-disabili-nella-scuola

Ecco la classifica rapportata alla vaccinazione obbligatoria o meno

Qui la classifica europea per Sistemi Sanitari:

1) Olanda (non ha vaccini obbligatori)
2) Svizzera (non ha vaccini obbligatori)
3) Norvegia (non ha vaccini obbligatori)
4) Finlandia (non ha vaccini obbligatori)
5) Danimarca (non ha vaccini obbligatori)
6) Belgio (obbligatorio solo 1)
7) Islanda (non ha vaccini obbligatori)
8) Lussemburgo (non ha vaccini obbligatori)
9) Germania (non ha vaccini obbligatori)
10) Austria (non ha vaccini obbligatori)
11) Francia*
12) Svezia (non ha vaccini obbligatori)
13) Portogallo (non ha vaccini obbligatori)
14) Inghilterra (non ha vaccini obbligatori)
15) Rep. Ceca
16) Scozia (non ha vaccini obbligatori)
17) Macedonia (non ha vaccini obbligatori)
18) Estonia (non ha vaccini obbligatori)
19) Spagna (non ha vaccini obbligatori)
20) Slovenia
21) Slovacchia
22) Italia
23) Irlanda (non ha vaccini obbligatori)
24) Croazia
25) Cipro (non ha vaccini obbligatori)
26) Ungheria
27) Lettonia
28) Malta
29) Grecia
30) Bulgaria

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l sondaggio annuale sull’assistenza medica vede i Paesi Bassi in vetta, seguiti da Svizzera, Norvegia, Finlandia e Danimarca. Il nostro paese in discesa rispetto al passato.L’Italia è al ventunesimo posto classifica dell’Indice europeo Health Consumer

BRUXELLES – L’Italia sanitaria non migliora, anzi, insieme a pochissimi altri Paesi perde punti e un posto nella classifica dell’Indice europeo Health Consumer (EHCI) presentato stamane a Bruxelles davanti al Commissario europeo per la salute, il lituano Vytenis Andriukaities. Nato nel 2006 su iniziativa del centro indipendente svedese Health consumer powerhouse (HCP), l’indice è lo sforzo di fotografare dal punto di vista dei consumatori lo stato della sanità di ciascun Paese basandosi su dati ufficiali.

IL GRAFICO / L’INDICE EUROPEO

Sono oggi 37 i Paesi “osservati” (con la Scozia che un sistema sanitario diverso dal Regno Unito) e valutati in sei grandi aree con 47 diversi indicatori, soppesati e riequilibrati con criterio numerico. L’Italia, con 648 punti, si presenta al 21° posto (l’anno scorso era al 20° ed al 15° nei primi rilevamenti). Resta al primo posto l’Olanda, con un punteggio di 898 su 1000, seguita da Svizzera, Norvegia, Finlandia e Danimarca.

Cala la spesa sanitaria. Non per tutti i Paesi è lo stesso. “Nonostante molti Paesi registrino un lieve calo della spesa sanitaria, le prestazioni complessive nell’ambito della sanità continuano a migliorare”, ha spiegato Arne Bjornberg, presidente dell’HCP e direttore della ricerca. Nel 2006, il primo indice assegnava un punteggio superiore a 800 a un solo paese, mentre nel 2014 la stessa soglia è stata superata da ben nove sistemi sanitari, tutti caratterizzati da ottime prestazioni. L’Italia invece continua la discesa dal primo rilevamento ad oggi, anche se il punteggio, segnalano i ricercatori non è di per sé rilevante e va preso con grande “cautela”. Bisogno di riforme in un clima di paralisi politica, è il messaggio che arriva da Brussels, con “l’attuale regionalizzazione della sanità pubblica che minaccia di allargare il divario fra Nord e Sud, rendendo talvolta difficile stabilire la media italiana”. Perché, e questo viene riconosciuto, l’Italia ha le sue ecellenze.

I criteri. I 47 indicatori individuati dai ricercatori a cui viene riconosciuta una certa autorevolezza (vista la presenza del Commissario europeo della Salute) riguardno i Diritti dei pazienti e informazioni (12 indicatori: dal diritto alla seconda opinione alla prenotazione online o alla ricetta per mail, al catalogo con ranking di qualità dei servizi ), Accessibiltà e tempi di attesa(5 indicatori: dall’accesso entro la giornata dal medico di famiglia alle liste di attesa), Outcome (7 indicatori: dalle morti infantili, all’aborto, alla cura della depressione), Range e servizi (8 indicatori: dall’equità del sistema sanitario al trapianto di reni per milione di abitanti, alle cure pubbliche dei denti, al numero di parti cesarei), Prevenzione (8 indicatori, introdotti negli ultimi due report: dalla vaccinazioni neonatali e dell’Hpv, dalla prevenzione fumo, all’assunzione media di zuccheri, ai diabetici non diagnosticati), Farmaceutica (7 indicatori tra cui introduzione di nuovi farmaci anticancro, uso o abuso di antibotici, accesso ai farmaci di ultima generazione).

L’indagine relativa alle associazioni dei pazienti, è stato detto, segnala “un notevole miglioramento, in base al quale il Paese sembra avere ridotto significativamente il problema dei pagamenti in nero”. Su questo dato i dubbi sono legittimi.

Raccomandazioni. “Attendersi grandi riforme, che appaiono estremamente incerte, significherebbe prendersi in giro”, ha detto Bjornberg, “Sembra più probabile attuare misure specifiche, come una forte svolta nella prevenzione antifumo, dato che quest’ultimo è una delle cause degli scarsi risultati dei trattamenti. L’eccessivo consumo di antibiotici va a braccetto con l’elevato livello di gravi infezioni ospedaliere: si tratta di una correlazione pericolosa, che andrebbe affrontata”.  Altro tema è l’assistenza a lungo termine della popolazione in invecchiamento: “un’abissale mancanza di preparazione. Sotto questo punto di vista, infatti, l’Italia si colloca allo stesso posto di Romania e Grecia, ma ancora una volta non sembra esservi alcuna volontà politica di attuare azioni risolutive”.

fonte

http://www.repubblica.it/salute/2015/01/27/news/indice_salute_europea-105869922/

grafico qui

http://www.repubblica.it/salute/2015/01/27/news/sistemi_sanitari_a_confronto-105876986/

Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati prelim. 2013 e dati defin. 2012

 

Titolo: Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati prelim. 2013 e dati defin. 2012

Sommario: Nella Relazione vengono analizzati e illustrati i dati definitivi relativi all’anno 2012 e quelli preliminari per l’anno 2013 sull’attuazione della legge 194 del 1978, che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG)

Data del documento: 2014

Periodo di riferimento: 2012-2013

Periodicità: annuale

A cura di: Ministero della salute

allegati

Relazione al Parlamento IVG 2014 (PDF 0.70 Mb)

Tabelle relazione 2014 (PDF 0.57 Mb)

fonte

http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2226

Instaurare un rapporto di lavoro e gestirne le varie fasi sarà più facile.

​Una ricognizione sistematica delle norme esistenti e delle molteplici tipologie contrattuali, unitamente a una valutazione della coerenza di queste con il tessuto occupazionale e il contesto produttivo, favorirà l’orientarsi delle aziende. Saranno eliminati i contratti scarsamente diffusi o che sono stati utilizzati in maniera distorta ed elusiva come le associazioni in partecipazione e le collaborazioni a progetto.
Il passaggio verso la forma di lavoro stabile e subordinato permetterà alle aziende non solo di non incorrere in sanzioni, ma anche di usufruire degli incentivi introdotti dall’ultima Legge di Stabilità (Legge n.190/2014) per le assunzioni a tempo indeterminato, garantendo così un cambiamento qualitativo del mercato del lavoro.

Si interviene ​sull’apprendistato, riducendone anche i costi per le imprese che vi fanno ricorso, e favorendone l’utilizzo in coerenza con le norme sull’alternanza scuola-lavoro.

​Più flessibilità anche per il collocamento mirato, in modo da creare una cornice normativa più dinamica e adatta al raggiungimento di risultati​ migliori in termini quantitativi e qualitativi.

Inoltre la digitalizzazione delle comunicazioni verso la Pubblica Amministrazione e la riduzione degli adempimenti burocratici permetteranno sia alle aziende, sia ai cittadini di interfacciarsi con le istituzioni in una maniera più veloce ed efficace.

 

fonte

http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#semplificazione

Il Jobs Act punta ad una maggiore equità sociale anche tramite l’universalizzazione degli strumenti di sostegno al reddito per chi è disoccupato.

Nessuno deve rimanere escluso, per questo – al termine del rapporto di lavoro – l’accesso alla Nuova AspI (NASPI) è possibile anche a chi ha una storia contributiva breve. Più semplice l’accesso alla disoccupazione anche per i collaboratori a progetto con la nuova DIS-COLL. Inoltre per i soggetti più svantaggiati è previsto l’Assegno di disoccupazione involontaria (ASDI) che potrà essere richiesto una volta conclusa la NASPI.

Un nuovo impianto di regole riguarda anche i lavoratori sospesi – quindi in costanza di rapporto di lavoro – ​con il riordino degli ammortizzatori sociali. L’estensione agli apprendisti della Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria e la revisione della disciplina sui fondi di solidarietà garantiranno ad una platea più vasta di lavoratori prestazioni di sostegno al reddito durante i periodi di crisi aziendale. Le imprese che ricorrerrano alla causale del Contratto di Solidarietà potranno beneficiare delle integrazioni salariali​ fino a 36 mesi in riferimento ad un quinquennio mobile.​

Tutela del lavoratore significa anche ostacolare le ipotesi di irregolarità del rapporto lavoro e promuovere la legalità come premessa indispensabile per la creazione di occupazione e lavoro dignitoso. Per questo sono in programma una serie di interventi, tra cui la costituzione di un Ispettorato nazionale​ del lavoro, per semplificare le attività di contrasto al lavoro nero e irregolare e quelle di prevenzione e promozione in materia di salute e sicurezza.

 

fonte

http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutela

La rivoluzione del lavoro passa dalle aziende. Un orario lavorativo meno rigido, il telelavoro, la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria: sono alcune delle soluzioni per conciliare le esigenze personali dei lavoratori, anche autonomi, a quelle produttive delle imprese. La contrattazione aziendale può fornirne soluzioni più funzionali ed efficaci, per questo sono incentivate le politiche aziendali e i premi di produttività che aiutino a creare nuovi modelli organizzativi.

La flessibilità sul lavoro permette di aiutare concretamente i genitori che lavorano, ma anche chi ha più bisogno di sostegno come​ i malati affetti da patologie croniche che ​saranno facilitati nella trasformazione del proprio orario di lavoro a part-time.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#flessibilita

La partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la loro valorizzazione professionale sono condizioni irrinunciabili per la crescita del Paese. La conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro delle donne e la promozione di sistemi di welfare aziendale sempre più innovativi sono obiettivi prioritari che il governo si è posto.

Il Jobs Act va quindi in questa direzione, in particolare per quanto riguarda la tutela della maternità e la valorizzazione dell’esperienza genitoriale.

Una maggiore flessibilità interessa il congedo obbligatorio di maternità, al fine di favorire il rapporto madre-figlio senza rinunciare alle tutele della salute della madre. Lelavoratrici autonome potranno finalmente usufruire del congedo parentale. Anche le madri iscritte alla Gestione Separata INPS saranno maggiormente tutelate: il mancato versamento dei contributi da parte del committente non metterà a rischio la fruizione dell’indennità di maternità. I genitori adottivi o affidatari si vedranno riconosciuti i loro diritti per la fruizione dei congedi parentali o per l’applicazione del divieto di svolgimento di lavoro notturno.

Infine​ le donne vittime di violenza di genere  potranno richiedere un congedo trimestrale dal lavoro fruibile anche su base oraria.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#maternita

L’obiettivo primario del Jobs Act è creare nuova occupazione stabile. Il contratto a tempo indeterminato diventa finalmente la forma di assunzione privilegiata.

Sono state fornite nuove regole più chiare e certe qualora si verifichino licenziamenti illegittimi. I lavoratori in questo caso saranno garantiti da un’indennità economica proporzionata alla loro anzianità aziendale.Comportamenti discriminatori o palesemente strumentali dei datori di lavoro saranno sanzionati con la reintegrazione del dipendente. Si previene il contenzioso giudiziario ​tramite un nuovo modello di conciliazione.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutelecrescenti

Il modello di flexicurity inaugurato dal Jobs Act si basa su un equilibrio tra le politiche passive di sostegno al reddito e le politiche attive. Queste ultime favoriscono l’effettiva ricollocazione del lavoratore, tramite percorsi personalizzati e utili all’acquisizione di nuove competenze. I Servizi per l’Impiego, coordinati dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro​​, sono potenziati per creare sinergie​ efficienti e migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Tutti i cittadini potranno accedere ad attività di  orientamento, ausilio, avviamento alla formazione e accompagnamento al lavoro, garantendo in tutto il territorio livelli essenziali di prestazione.​

I Centri per l’Impiego sigleranno con l’utente un Patto di Servizio Personalizzato che indicherà le azioni mirate per favorire l’inserimento e il reinserimento nel mondo del lavoro. L’assegno di ricollocazione rappresenta una sperimentazione in cui pubblico e privato forniscono una risposta concreta al cittadino. Per la prima volta, in tutte le Regioni e Province Autonome, si introduce un diritto soggettivo  del disoccupato ad avere una dote da spen​dere per ricevere un sostegno specialistico ed intensivo​ nella ricerca di un nuovo lavoro, e su questo aspetto si punta in modo concreto e innovativo. ​La partecipazione attiva del soggetto richiedente sarà, infine, garantita da strumenti di condizionalità.

Gli incentivi alle assunzioni sono oggetto di restyling, insieme a quelli per l’autoimpiego e l’autoimprenditoria. Per quest’ultimi, nello specifico si opera una razionalizzazione per costruire anche una cornice giuridica nazionale grazie alle esperienze positive già avviate a livello regionale, con particolare attenzione allo sviluppo e al consolidamento dell’imprenditoria femminile.

P​er gli incentivi rivolti ai datori di lavoro si prevede di introdurre dei nuovi strumenti statistici che permetteranno di valutare l’efficacia della misura adottata, differenziando le agevolazioni in base alle caratteristiche del lavoratore beneficiario e le sue probabilità di trovare occupazione.

fonte

http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutelecrescenti

Sono più di un milione a livello nazionale i lavoratori che rischiano di restare senza reddito e senza tutele sociali in caso di crisi aziendali. La scoperta è stata fatta dalla Fiom-Cgil dell’Emilia Romagna. In questa regione il calcolo si ferma a piu’ di 100.000 addetti (di cui 1.838 imprese interessate nel solo territorio di Bologna) e riguarda soprattutto le aziende artigiane. “Si tratta dell’effetto immediato”, segnala la Fiom-Cgil Emilia-Romagna, prodotto dal decreto legislativo 148 applicativo del Jobs Act, quello sul riordino degli ammortizzatori sociali. Nei fatti, continua il sindacato in una nota, “e’ stata tolta la possibilita’ di ricorrere all’Aspi dal 24 di settembre di quest’anno per i lavoratori sospesi e si rimanda alla costituzione di fondi nazionali la possibilita’ di integrare il reddito, senza l’intervento pubblico dell’Inps e con la compartecipazione alla ‘spesa’ degli stessi lavoratori”.
Ma oltre il danno c’e’ anche la beffa, continua la Fiom: se entro il 31 dicembre di quest’anno non venissero costituiti i fondi nazionali per i lavoratori che operano in aziende con meno di cinque dipendenti, pari a 60.000 per l’Emilia-Romagna, non ci sarebbe nessun tipo di tutela sociale, salvo la Napsi conseguente al licenziamento. Mentre per gli addetti che operano in aziende con piu’ di cinque dipendenti, dal primo luglio del 2016, sarebbe attivo il Fondo di Integrazione Salariale dell’Inps. Insomma, senza novita’ positive da parte del governo, “saremo costretti a mobilitarci per garantire le tutele, per chi opera in un settore fortemente penalizzato da scelte irresponsabili come quelle conseguenti al Jobs Act”.
“Ci siamo attivati immediatamente nei confronti del ministero del Lavoro, per ricercare una soluzione che superi questa iniquità, che si scarica in modo inaccettabile e insostenibile sulle lavoratrici e i lavoratori dell’artigianato; contestualmente, stiamo ricercando un accordo con le associazioni artigiane per la costituzione del fondo nazionale. La trattativa a livello nazionale è sospesa, a causa di posizioni assunte dalle stesse associazioni che, nei fatti, ripropongono quanto previsto dal decreto”, aggiunge la Fiom locale.

fonte

http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2015/11/28/46255-ammortizzatori-sociali-un-milione-rischiano-di-rimanere/