Disabilità

Il 1° Agosto la Commissione Istruzione ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna il governo garantire continuità didattica nel sostegno

Abbiamo affrontato più volte il problema del diffuso precariatodei docenti di sostegno, che impedisce di fatto la possibilità di garantire continuità didattica alle classi a cui sono assegnati. Ogni anno, infatti, purtroppo ormai con regolarità, registriamo il loro alternarsi nell’assegnazione delle cattedre annuali, che dipendono da un sistema di punteggi nelle graduatorie e di posti disponibili al momento delle nomine.

Ciò non solo inibisce la possibilità di maturare competenze legate di bisogni dei contesti delle classi ma, soprattutto, quella di garantire continuità didattica agli alunni. Docenti e discenti affrontano dunque ogni anno quella che chi scrive ha di recente definito una inutile e frustante fatica di Sisifo.

Proprio nella pausa estiva, però, dal Parlamento sembrano arrivare buone notizie. Nei giorni scorsi, infatti, la Commissione Istruzione al Senato ha approvato all’unanimitàuna risoluzione che impegna il governo a risolvere il problema, a garantire continuità didattica per tutto il ciclo scolastico. Ciò è concretizzabile azzerando la discrepanza numerica tra quello che viene definito organico di diritto e quello che viene invece chiamato organico di fatto. Si tratta di termini tecnici per distinguere tra il numero dei docenti assunti o da assumere e quello invece reale, cui confluisco anche tutte le assegnazioni temporanee. Tale discrepanza numerica, purtroppo, negli ultimi anni è diventata sempre più ampia, fino a riguardare, in alcuni casi, anche la metà dei docenti.

A questo si era cercato di porre rimedio già lo scorso anno, giungendo all’impegno formale con un piano di assunzione triennale, in gran parte ancora da realizzare. La seconda tranche di assunzioni è prevista proprio nelle prossime settimane, prima dell’avvio dell’anno scolastico e riguarderà circa 13 mila insegnanti di sostegno.

Tra le indicazioni previste dalla risoluzione, però, c’è anche un’importante novità e cioè un incremento del numero dei docenti di sostegno nell’organico di diritto, attualmente fissato in 90 mila posti. Infatti, per giungere al rapporto medio di 2 alunni per ogni docente di sostegno, l’organico di diritto dovrebbe essere di 110 mila posti. Giungere a questa cifra consentirebbe di abbassare drasticamente la discrepanza numerica tra organico di diritto e organico di fatto. Si tratta di un impegno importante da parte della Commissione Istruzione. La risoluzione, infatti, è un atto di indirizzo politico che evidenzia una volontà risolutiva da parte del Parlamento.

Rispetto al prossimo anno scolastico, intanto, come già riportato, è prevista la stabilizzazione immediata di circa 13 mila docenti di sostegno, che potranno garantire continuità didattica agli alunni. Seguiremo con attenzione le diverse fasi attuative e la suddivisione dei posti nei diversi ordini.

fonte

http://www.disabili.com/scuola-a-istruzione/articoli-scuola-istruzione/sostegno-e-continuita-didattica-approvata-importante-risoluzione-in-commissione-istruzione

Rivoluzione ICF: in arrivo le linee guida per l’inclusione, mentre va avanti la sperimentazione sui BES. Piemonte finora unica regione che rilascia le nuove certificazioni. Formazione dei docenti curricolari: molto bene in particolare la Puglia. Quasi al via i corsi di specializzazione per il sostegno, con 300 ore di tirocinio. A breve online un portale per reperire materiali didattici ed esperienze.

L’integrazione degli alunni con disabilità è uno dei pochi fiori all’occhiello del sistema d’istruzione italiano. Si stenta a crederlo se non si ha familiarità con la materia, ma a tutt’oggi in paesi come la Francia o la Gran Bretagna o la Germania l’inclusione dei portatori di handicap inizia a compiere solo i primi passi ed è ben lungi dal diventare quella che da noi è prassi quotidiana da più di trent’anni. Dopo i fondamentali traguardi degli anni ’70 (risalgono a quel decennio leggi come la 517/77, che finalmente sancisce il diritto alla frequenza scolastica), dopo la legge n.279/82 che istituisce la figura del docente di sostegno (sostegno alla classe, e non al disabile) e la fondamentale legge-quadro 104 del 1992 (per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), sta andando in scena proprio in questi mesi un’altra rivoluzione nella progettazione dell’inclusione a scuola, quella che si sintetizza in due acronimi, ICF (International Classification of Functioning) e BES (Bisogni educativi speciali). L’approccio pedagogico che ci ha portati fino a qui è basato sull’idea che nell’azione educativa si deve partire da quello che la persona è o sarà in grado di fare, non da ciò che non potrà mai fare, come ci ha spiegato Marco Rossi-Doria, Sottosegretario all’Istruzione con delega ai servizi per l’integrazione degli studenti disabili.

Ci può illustrare a che punto sono i lavori per la nuova classificazione delle disabilità? Quali saranno i tempi? Sappiamo, infatti, che il tradizionale sistema a tre caselle (deficit di vista, udito e psico-fisici) ingloba solo il 93, 94 per cento dei casi effettivamente censiti a scuola…

“La classificazione delle disabilità, anche se ha riflessi importanti sui processi di inclusione scolastica ed in particolare sulle procedure di assegnazione del sostegno, rientra nelle competenze del Ministero della Sanità. Il Miur sta seguendo una sperimentazione, a livello nazionale, per introdurre nella scuola italiana il modello ICF (International Classification of Functioning) dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Questa si basa sulla funzionalità della persona, un approccio decisivo ai fini dell’integrazione.

Il progetto “Dal modello ICF dell’OMS alla progettazione per l’inclusione” ha visto la partecipazione di circa 600 scuole ed una sperimentazione di durata annuale su 93 istituzioni scolastiche, finanziato con 1,7 mln di euro. Stiamo ora lavorando all’elaborazione delle relative Linee guida.

Già dal 2008 è stata sottoscritta un’Intesa, in Conferenza Unificata, per l’adozione del modello ICF di certificazione su tutto il territorio nazionale. Ad oggi, solo il Piemonte – dopo due anni di sperimentazione – rilascia certificazioni in ICF. Stiamo quindi pensando di realizzare un accordo con la Regione Piemonte per estendere questa pratica anche ad altre Regioni”.

Quali saranno gli effetti positivi immediati per le famiglie e per le scuole?

“L’approccio del “funzionamento” inciderà su due diversi piani: la persona e il contesto. Rispetto al piano della persona, il punto di forza dell’ICF è che consente al piano didattico di superare un approccio basato sulle “menomazioni”, cioè su quello che la persona non può fare, per passare all’approccio, appunto, del “funzionamento”, basato sulle potenzialità e sulle capacità, su quello che la persona può fare e progressivamente imparare a fare. Rispetto invece al contesto, i suoi concetti cardine sono quelli di “barriere” da azzerare e “facilitatori” da potenziare. Il contesto è determinante per realizzare le migliori condizioni atte a favorire il successo formativo ed il benessere della persona. Quindi le scuole potranno meglio costruire un piano didattico in grado di sostenere gli apprendimenti e valorizzare le capacità di ciascuno. E le famiglie potranno sentirsi maggiormente sostenute”.

Abbiamo sentito parlare di corsi di formazione online, solo per i docenti di sostegno o anche per i docenti curricolari? Si tratterà solo di formazione a distanza?

“Il MIUR sta puntando molto sulla formazione dei docenti riguardo alle disabilità, sia attraverso la formazione in servizio che con percorsi rigorosi di formazione iniziale. C’è molta formazione in presenza, ma utilizzeremo anche quella a distanza.

Nell’ambito della formazione in servizio, ci stiamo rivolgendo non solo ai docenti di sostegno ma a tutti i docenti curricolari, sia nella scuola primaria che nella secondaria. Sono stati organizzati dagli Uffici Scolastici Regionali diversi corsi a livello territoriale. In particolare la Puglia ha coinvolto 4mila docenti in un corso di 50 ore, di cui 10 in presenza. Metteremo questa esperienza a disposizione delle altre zone d’Italia, perché ha avuto molto successo.

È stato inoltre predisposto un piano nazionale di formazione sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, nell’ambito del quale sono stati organizzati 35 master universitari grazie ad un accordo tra il MIUR e le Università presso le quali è attivo un Corso di laurea in Scienze della Formazione. I master sono stati finanziati dal Ministero – ai docenti veniva richiesto un contributo simbolico di iscrizione, dagli 80 ai 150 euro – e hanno avuto un grande successo: a fronte di 3500 posti disponibili si sono registrate oltre 12000 domande. Abbiamo quindi deciso di finanziarne una seconda edizione.

Abbiamo poi predisposto un piano di ulteriori 40 corsi di perfezionamento e master, per una platea di docenti, formati o in formazione, superiore alle 11.000 unità, su tematiche specifiche (autismo, sindrome ADHD, ritardo maturativo e mentale, rieducazione psicomotoria, disabilità sensoriali) . Queste attività partiranno già dal corrente anno accademico.

A sostegno di queste iniziative formative sarà a breve on line un portale con un’area dedicata, articolata in diverse sezioni: una comunità di pratica destinata agli insegnanti; una raccolta delle esperienze delle scuole; una rassegna degli interventi di formazione promossi dagli Uffici Scolastici Regionali; una sezione dedicata alle Università, dove saranno pubblicati materiali didattici”.

Come avverrà il reclutamento dei futuri insegnanti di sostegno? TFA per il sostegno? Dopo quello che è successo col corso ordinario, si ha paura anche solo a nominarlo il TFA…

“Nell’ambito della formazione iniziale è stato istituito il Corso di specializzazione per il sostegno, di durata annuale (60 CFU pari a 1500 ore di impegno didattico), con circa 300 ore di tirocinio. Oggi quindi per il sostegno non è previsto un TFA ma questi corsi, che partiranno nel corrente anno accademico. Per quanto riguarda la formazione degli insegnanti curricolari, nei nuovi corsi a ciclo unico quinquennale di scienze della formazione, abilitanti all’insegnamento per le scuole dell’infanzia e primarie (partiti nel 2011), sono previsti 30 CFU (pari ad un semestre accademico) dedicati alle tematiche dell’inclusione. Stiamo puntando a percorsi rigorosi per la preparazione di tutti gli insegnanti sui temi della disabilità e dei BES e a un percorso specifico, naturalmente, per chi sceglie di specializzarsi nel sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado”.

Anche in presenza di insegnanti di sostegno, le scuole si trovano spesso in difficoltà di fronte a sindromi come quella da iperattività (ADHD) o autismo, in cui il disagio è soprattutto relazionale ancor più che didattico. Sono allo studio azioni specifiche per fronteggiare queste due emergenze? Sarebbe sbagliato pensare di coinvolgere personale fornito di competenze specifiche (per esempio gli psicologi, non solo nel ruolo di supervisori, ma anche in quello di operatori), al di fuori del canale disciplinare? Forse con un canale di accesso per competenze e non solo per titoli?

“Come ho detto in precedenza stiamo attivando 40 corsi di perfezionamento e master su questioni specifiche come l’autismo e la sindrome ADHD. Ma ci tengo a sottolineare che la presa in carico di alunni e studenti è e deve essere anzitutto operata dal personale della scuola. Sono gli insegnanti – tutti, non soltanto il personale di sostegno – che hanno la responsabilità di individuare percorsi educativi per consentire ad ogni studente di imparare le cose indispensabili ed ampliare i propri orizzonti culturali, sviluppando abilità e competenze utili per la vita. E’ quindi in primis nella scuola che vanno sviluppate le competenze professionali per seguire questi ragazzi. L’apporto di professionalità esterne alla scuola può comunque svolgere un ruolo importante di supporto verso i ragazzi e le famiglie, per creare una continuità dell’intervento tra tempo a scuola e tempo extrascolastico e intervenire su singoli aspetti (psicologico, motorio, ecc) con maggiore efficacia. Per questo esistono una serie di strumenti, tra i quali gli Accordi di programma, che consentono alle scuole di operare in sinergia con Enti locali ed altri organismi, nell’ambito di procedure ben definite. Sappiamo di moltissime realtà dove la collaborazione tra istituzioni consente l’attivazione di percorsi che vedono lavorare insieme il mondo della scuola, quello della sanità e quello del privato sociale. La creazione dei CTS-Centri Territoriali di Supporto va proprio in questa direzione, cioè di una rete di scuole polo per l’inclusione che sappia cooperare con tutti gli attori preposti alla realizzazione degli obiettivi di inclusione scolastica e sociale, con il coinvolgimento di specialisti ed esperti. La rete dei CTS, di livello provinciale (sono 105 in tutta Italia), sta per essere integrata con la rete dei CTI-Centri Territoriali per l’Inclusione, scuole polo situate nei distretti socio-sanitari. La rete delle scuole per l’inclusione è già operante in molte regioni (Veneto, 51 scuole; Lombardia, 68; Marche, 31; ecc.) e stiamo lavorando per estenderlo a ogni regione. I CTS forniscono anche ausili in comodato d’uso”.

Come evitare che il posto di sostegno continui a essere anche in futuro una più facile passerella per accedere al ruolo?

“Attraverso percorsi rigorosi di studio teorico, tirocini e specializzazioni, come quelli che abbiamo attivato e che in futuro dovranno essere l’unica via per accedere al sostegno. Ci vorrà qualche anno perché un sistema di formazione e reclutamento uguale per tutti entri a regime, ma questa è la strada da perseguire. Nel frattempo dobbiamo perseguire l’obiettivo della continuità didattica del personale di sostegno, così importante per il successo formativo. Il provvedimento per rendere stabili i 27.000 docenti di sostegno, facendoli accedere all’organico di diritto, che è contenuto nel Decreto Scuola in via di conversione in questi giorni, è un primo importante passo in questa direzione. Vorrei anche aggiungere che la migliore soluzione all’idea del sostegno come “ripiego” o “scorciatoia” – sempre che così si possa chiamare in certi casi – è promuovere nelle scuole la vera cultura dell’inclusione, che responsabilizza tutti e non soltanto il personale di sostegno. Ferma restando l’importanza decisiva delle competenze dei docenti di sostegno, alcune competenze sulle disabilità devono essere patrimonio di ogni insegnante ed è la comunità scolastica nel suo complesso che deve attuare una presa in carico educativa efficace nei confronti di ciascun bambino o ragazzo. Questo è l’approccio, proposto a scuole e docenti, che abbiamo indicato con la direttiva sui bisogni educativi speciali, che adesso stiamo attuando con diverse misure di accompagnamento per rendere quest’anno scolastico un anno di sperimentazione. Dunque, progressiva e costante crescita delle competenze specifiche degli insegnanti di sostegno e di quelle di tutti. E’ un approccio che consentirà alle scuole di inverare l’inclusione scolastica così come è stata pensata da una delle leggi più avanzate al mondo, quella del 1977. Dobbiamo tutti esserne consapevoli: daremo forza e continuità al nostro modello se saremo costanti nel tempo, se sapremo sostenerlo con le risorse adeguate e con la continuità nella formazione. C’è – certo – bisogno di manutenzione e impegno a tutti i livelli per garantire e difendere un approccio culturale e pedagogico, fondato sui diritti delle persone, che è un grande segno di civiltà del nostro Paese, riconosciuto nel mondo e, che proprio per il suo valore va via via migliorato lì dove è necessario”.

Oltre alle immissioni in ruolo per i docenti di sostegno, nel Decreto scuola si parla di un cambiamento delle procedure di accertamento dell’handicap, attraverso l’inserimento nella commissione medica di un dirigente o di un docente. Quali saranno gli effetti di questa modifica?

“Il Decreto Scuola è proprio adesso al vaglio del Parlamento e quindi saranno le discussioni in quella sede a stabilire eventuali modifiche. Il fatto che tutta la VII Commissione della Camera – in ogni parte politica – abbia mostrato grande attenzione a questi temi è un segnale istituzionale e politico davvero importante e promettente. Rispetto alla questione delle certificazioni, esiste l’apposito tavolo paritetico tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Salute, che ha il compito, appunto, di monitorare la situazione e proporre interventi. E, come MIUR, intendiamo continuare nel lavoro teso a migliorare i processi di rilevazione delle risorse professionali in ogni scuola e territorio e degli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali, nel rigoroso rispetto della privacy, su base funzionale e nella prospettiva dell’integrazione di ciascuno”

Uno dei tasselli più qualificanti della riforma della scuola è costituito dall’intervento sul sostegno che prevede un cambiamento significativo nell’inclusione dei disabili nel sistema educativo italiano. La riforma del sostegno prevede, tra le altre cose, una formazione maggiore per gli insegnanti specializzati sulle diverse forme di disabilità.

Davide Faraone, il responsabile scuola per il Pd, ha presentato il progetto di riforma del sostegno scolastico spiegando “La proposta fa cardine su quattro aspetti principali:

  • formazione degli insegnanti e continuità educativa;
  • garanzia dei diritti degli alunni;
  • migliore organizzazione territoriale;
  • rapporti con le famiglie”.

Con norme apposite si intende garantire la continuità educativa affiancandola, laddove è necessaria, con l’assistenza nell’istruzione domiciliare ma si è prevista anche la possibilità di somministrare farmaci a scuola. Una vera rivoluzione la proposta di legge elaborata dallaFish e sostenuta dal Pd e dallo stesso ministro Giannini, con la quale si vuol provare a superare la delega al docente di sostegno e si prova a puntare, appunto, alla formazione dei docenti stessi.

La proposta ha origine da un testo presentato dalla deputata Pd Katia Zanotti nel 2006, il testo però non ebbe seguito a causa della fine della legislatura lasciando alla scuola tutte le criticità legate all’inclusione scolastica.

L’originaria proposta di legge del 2006 è stata ripresa, poi, quando nel 2012 fu emanato il Dpr del 4 ottobre con il quale veniva approvato dal Governo il Piano d’azione per attuare la Convenzione Onu sulla disabilità del 2006. La proposta di legge fu integrata e arricchita con soluzioni più attuali e include, ad oggi, 17 articoli. Di seguito la sintesi dei punti della proposta di legge:

  • Il progetto di inclusione dovrà essere preso in carico da tutti i docenti curriculari e non solo da quelli di sostegno “attraverso una partecipazione corresponsabile alla predisposizione, all’attuazione e alla verifica del Piano Educativo Individualizzato”. Si pone l’accento anche sull’ “’obbligo di formazione iniziale ed in servizio per i dirigenti e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici ed organizzativi, dell’inclusione scolastica”. L’articolo 1 della proposta di legge prevede, come anticipato sopra, la garanzia di poter somministrare farmaci durante l’orario scolastico laddove ci sia una prescrizione sanitaria sulle modalità a cui si aggiunge anche la “individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali necessarie a realizzare l’inclusione scolastica”. Tali obiettivi e tali garanzie saranno estese anche a tutti gli alunni con Bes.
  •  Per l’inclusione sociale delle persone con disabilità è stata prevista l’istituzione di un Comitato interministeriale presso la presidenza del Consiglio dei Ministri per indirizzare l’inclusione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità. – Per gli insegnanti di sostegno sarà richiesta una preparazione specialistica attraverso una laurea per il sostegno attraverso l’istituzione di quattro diversi indirizzi per il sostegno didattico: uno per la scuola dell’infanzia, uno per la primaria, uno per la scuola secondaria di primo grado e uno per la scuola secondaria di secondo grado.
  • Nella proposta di legge è dedicato un ampio spazio al percorso formativo dei docenti di sostegno, sia iniziale che in servizio, ma anche alla formazione dei docenti curriculari. Per i docenti di sostegno sono previsti percorsi specifici, “la formazione iniziale dei docenti di scuola dell’infanzia e primaria e di scuola secondaria di primo e secondo grado deve obbligatoriamente prevedere almeno 30 crediti formativi universitari vertenti sugli aspetti della didattica per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali, come condizione necessaria per l’abilitazione all’insegnamento”. Alla stesura del Piano didattico personalizzato per gli alunni disabili e con bisogni speciali, sono inoltre tenuti a partecipare “all’inizio di ogni anno scolastico, prima dell’avvio delle lezioni, tutti i docenti delle classi cui sono iscritti alunni con bisogni educativi speciali certificati” si legge.
  •  La rivendicazione principale della Fish riguarda la continuità didattica, affrontata nell’articolo 6 della proposta di legge; è previsto per i docenti di sostegno a tempo determinato che prendono servizio in classi non terminali, un contratto biennale nella stessa sede (contratto legato però alla disponibilità della sede stessa, mentre i docenti a tempo indeterminato seguiranno gli alunni disabili per l’intero ciclo.
  •  Per quanto riguarda la certificazione della disabilità sono previste importanti novità che porteranno ad una semplificazione degli atti burocratici ad essa legati. La diagnosi funzionale ed il profilo dinamico funzionale saranno sostituiti dal Profilo di funzionamento alla cui formulazione parteciperanno anche le famiglie, un docente dell’alunno e gli operatori della Asl.
  •  Nell’articolo 8 della proposta si ribadisce la storica richiesta della Fish per la creazione “di un sistema di rilevazione dei dati che consenta in tempi reali di conoscere tra l’altro l’andamento del numero di alunni con disabilità, dei docenti per il sostegno didattico, il numero di assistenti per l’autonomia e la comunicazione, il numero di alunni nelle loro classi e quello degli stessi alunni con disabilità nelle classi”.
  •  I docenti di sostegno, il cui numero fino ad ora è stato ritenuto insufficiente, giungeranno nell’arco di un triennio a coprire i posti disponibili (con numero pari a 110.000). I posti confluiranno nell’organico di rete e tramite il Piano Annuale per l’inclusività saranno assegnati in base alle necessità.
  •  Per frenare l’aumento del numero dei ricorsi per indurre l’aumento del numero delle ore di sostegno si introdurrà l’obbligo della conciliazione, da esprimere in tempi molto brevi prima di agire in giudizio.

In una lunga intervista Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione con delega ai servizi per l’integrazione degli alunni disabili, ha spiegato che l’approccio che ha portato alle linee guida su cui si è basata la proposta di legge si basa sull’idea che l’azione educativa deve poter evidenziare e rafforzare tutto ciò che l’alunno con disabilità è o sarà in grado di fare in futuro e non su quello che non potrà mai fare.

fonte

http://www.orizzontescuola.it/news/riforma-del-sostegno-ecco-come-cambier-l-inclusione-dei-disabili-nella-scuola

Gli alunni con disabilità nella scuola italiana
Gli alunni con disabilità nel sistema scolastico italiano sono complessivamente
222.917, pari al 2,5% dell’intera popolazione (prossima a 9 milioni di alunni). La scuola
dell’infanzia presenta una percentuale di alunni con disabilità inferiore agli altri ordini di
scuola pari all’1,3% (in media si ha un alunno con disabilità ogni 78 alunni senza
disabilità). Nella scuola primaria essa è del 3%, nella scuola secondaria di I grado del
3,7%, nella scuola secondaria di II grado la percentuale di alunni con disabilità è pari al 2%
Con riferimento alla distribuzione per gestione, osserviamo che, complessivamente,
circa il 92% degli alunni con disabilità frequenta scuole statali. Quanto alle scuole a
gestione non statale, la più alta concentrazione degli alunni con disabilità si ha nella
Totale scuole
Alunni con disabilità 222.917 21.283 83.892 65.084 52.658
Totale alunni 8.943.701 1.686.095 2.825.400 1.779.758 2.652.448
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 39 78 33 26 49
% alunni con disabilità / totale alunni 2,5 1,3 3,0 3,7 2,0
Scuole statali
Alunni con disabilità 205.096 14.839 78.374 61.448 50.435
Totale alunni 7.737.639 1.014.142 2.574.660 1.673.564 2.475.273
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 37 67 32 26 48
% alunni con disabilità / totale alunni 2,7 1,5 3,0 3,7 2,0
Scuole non statali
Alunni con disabilità 17.821 6.444 5.518 3.636 2.223
Totale alunni 1.206.062 671.953 250.740 106.194 177.175
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 67 103 44 28 79
% alunni con disabilità / totale alunni 1,5 1,0 2,2 3,4 1,3
di cui: Scuole paritarie
Alunni con disabilità 12.299 6.047 3.244 1.405 1.603
Totale alunni 1.036.403 642.040 190.608 69.833 133.922
alunni senza disabilità / alunni con disabilità 83 105 58 49 83
% alunni con disabilità / totale alunni 1,2 0,9 1,7 2,0 1,2
Incidenza alunni con disabilità per gestione
% alunni con disabilità scuole statali / scuole totali 92,0 69,7 93,4 94,4 95,8
% alunni con disabilità scuole non statali / sc. totali 8,0 30,3 6,6 5,6 4,2
% alunni con disabilità scuole paritarie / sc. non statali 69,0 93,8 58,8 38,6 72,1
Tav. 1 Totale alunni e alunni con disabilità: un quadro di sintesi – A.S. 2012/2013

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi – Servizio Statistico
scuola dell’infanzia, con una percentuale di alunni con disabilità in scuole non statali pari al
30,3% del totale degli alunni con disabilità. Quanto alla scuola primaria e secondaria, circa
il 94% degli alunni con disabilità frequenta scuole a gestione statale. Degli alunni con
disabilità frequentanti scuole non statali, mediamente circa il 69% si trova in scuole
paritarie.
Il grafico seguente mette a confronto la composizione percentuale degli alunni in
totale e degli alunni con disabilità per gestione: l’86,5% del totale degli alunni e il 92%
degli alunni con disabilità frequenta scuole a gestione statale. Quanto al dettaglio della
gestione non statale si osserva che le scuole paritarie accolgono l’11,6% del totale degli
alunni e il 5,5% degli alunni con disabilità. Le scuole non paritarie accolgono l’1,9% del
totale degli alunni e il 2,5% degli alunni con disabilità.

fonte

http://www.istruzione.it/allegati/integrazione_scolastica_degli_alunni_con_disabilita.pdf

allegato

integrazione_scolastica_degli_alunni_con_disabilita[1]

La manovra finanziaria per il 2016, contiene, infatti, una serie numerosa di norme nuove che comprendono:

1) nuovi Fondi Sociali;

2) vita indipendente;

3) scuola e inclusione scolastica;

LEGGI ANCHE: Disabili: integrazione prima, durante e dopo la scuola, come?

4) Carta della Famiglia;

LEGGI ANCHE: Social Card e Family Card per il 2016: chi può richiederle e come utilizzarle?

5) povertà ed esclusione sociale;

6) Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile;

7) trasporto pubblico;

8) salvaguardia degli esodati;

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9) settore sanitario;

10) aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza);

VAI ALLO SPECIALE SUI LEA

11) malattie rare.

VITA INDIPENDENTE

In riferimento, ad esempio, alla vita indipendente, la legge di Stabilità, al comma 406 dell’unico articolo, non stanzia “un vero e proprio fondo”, bensì un finanziamento circoscritto al 2016. Il Legislatore, si apprende, stanzia infatti 5 milioni di euro per incrementare le attività progettuali atte ad introdurre adeguate misure per rendere concretamente indipendente la vita delle persone con disabilità grave, così come stabilito dalle disposizioni di cui alla Legge 21 maggio 1998, n. 162.

E’ da ricordare, in tal senso, come recentemente una parte del Fondo per le Non Autosufficienze, esattamente 20 milioni nel corso degli ultimi 2 anni, è stata indirizzata a sovvenzionare progetti orientati dalle Regioni, in via sperimentale, a favore della garanzia e tutela della vita indipendente dei soggetti disabili.

Non è certo se, nell’immediato futuro, questo nuovo finanziamento sarà concepito per le medesime finalità, ancora non conoscendosi modalità e parametri di spartizione.

LEA – LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA

Sono stati previsti 60 giorni di tempo dalla data di entrata in vigore della legge di Stabilità 2016 per provvedere ad aggiornare il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che reca la Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza.

In base alla procedura, definizione ed aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza vengono realizzati mediante apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su parere del Ministro della Salute insieme con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, e dietro l’intesa con la Conferenza Stato Regioni.

Per il 2016, ai fini dell’applicazione dei nuovi LEA, vengono stanziati 800 milioni di euro, derivanti dal Fondo Sanitario Nazionale. Viene, poi, istituita presso il Ministero della Salute una “Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA e la promozione dell’appropriatezza nel Servizio Sanitario Nazionale”.

A quest’ultima, viene, inoltre, demandato il compito di determinare che l’applicazione dei LEA venga effettuata in maniera omogenea in tutte le Regioni, rispetto a prestazioni e livello di qualità.

 

fonte

http://www.leggioggi.it/2016/01/08/legge-stabilita-quali-novita-per-disabili-nel-2016/

A Palermo protesta promossa dall’Anffas: famiglie esasperate dalla continua assenza o erogazione a singhiozzo di servizi ritenuti fondamentali. Antonio Costanza: “Diritti calpestati davanti a istituzioni sorde e silenti”

Famiglie e disabili incatenati  FAMIGLIE E DISABILI DI NUOVO INCATENATI. “DIRITTO ALLO STUDIO APPESO AL BILANCIO” 535562 150x124

PALERMO – Hanno sfidato con i loro figli il vento freddo dell’inverno per chiedere ancora una volta il diritto del proprio ragazzo ad essere uguale agli altri. Da quando, infatti, si erano incatenati lo scorso 13 ottobre, per chiedere che venisse garantito il diritto allo studio dei loro figli, è cambiato ben poco. Si tratta di famiglie, non solo già molto provate dalla disabilità del loro figlio, ma anche scoraggiate ed esasperate dalla continua assenza o erogazione a singhiozzo di servizi ritenuti fondamentali dalla convezione Onu per i diritti dell’uomo. La protesta è stata organizzata da Anffas onlus Palermo.

Dunque, alcuni genitori e disabili gravi insieme all’Anffas questa mattina si sono incatenati davanti ai cancelli dell’Ufficio scolastico regionale di via Fattori e davanti all’istituto alberghiero Cascino. Dopo una breve boccata di ossigeno di un solo mese, infatti, a mancare sono ancora una volta per tutti gli studenti disabili delle scuole superiori di Palermo e provincia, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, l’assistente igienico personale e il servizio di trasporto. Servizi ritenuti fondamentali per garantire che ogni studente con disabilità fisica o psichica possa essere messo nelle condizioni di frequentare la scuola come tutti gli altri compagni. La manifestazione arriva in continuità con quella dello scorso 13 ottobre, sempre su iniziativa di Anffas Palermo, quando genitori, familiari e alunni con disabilità si erano incatenati per lamentare il grave ritardo nell’assegnazione dei servizi scolastici di assistenza e trasporto degli studenti con disabilità.

“Mia figlia è arrivata al quarto anno di scuola superiore – dice con forza Giusi Adelfio, mamma di Giuliana, una ragazza con disabilità grave – e tutti gli anni subiamo sempre queste pesanti problematiche. Quest’anno, in particolare, la situazione è stata ancora più vergognosa rispetto a tutti gli altri anni perché i servizi sono partiti per un solo mese a novembre inoltrato. Ciò che ci fa più male è il disinteresse più totale di tutti. I ragazzi occupano le scuole per una palestra che non funziona, allora anche noi dovremmo occuparle per tutto quello che subiscono i nostri figli. Continuiamo a rimanere invisibili agli occhi di tutti forse perché siamo una minoranza? Gli insegnanti di sostegno riescono a fare quello che possono ma ad oggi abbiamo toccato il fondo e non sappiamo più cosa aspettarci”.

Tra i manifestanti c’è anche Giulio Tulumello di 19 anni che, nonostante la sua disabilità, si fa portavoce dei bisogni dei suoi coetanei con disabilità più gravi. “Studiare per noi diventa molto difficile – dice – perché continuiamo a non avere gli stessi diritti dei nostri compagni. Non ci sono assistenti che ci aiutano quando ci sono attività che richiedono l’uscita dalla classe, la stessa cosa vale per il momento della ricreazione e per chi ha bisogno del trasporto. Se io alcune cose le riesco a fare altri miei coetanei non vengono aiutati e tutto questo è un ingiustizia”.

“Dall’inizio della scuola per 39 giorni – racconta rammaricata Sara Landino, genitore di un figlio con una malattia genetica – ho assistito mio figlio all’ora di ricreazione perché non c’era nessuno che potesse aiutarlo. Poi c’è stata una brevissima pausa e adesso siamo punto e a capo. Come genitori ci sentiamo poco rispettati e, insieme ai nostri figli, continuamente presi in giro”.

“I diritti degli studenti con disabilità vengono ancora calpestati davanti agli occhi di istituzioni sorde e silenti. E’ incredibile come a distanza di pochissimi mesi sul piano dei diritti degli studenti con disabilità la situazione sia rimasta immutata – sottolinea Antonio Costanza, vicepresidente di Anffas onlus Sicilia -. Il diritto allo studio di centinaia di ragazzi e ragazze continua ad essere appeso ad un bilancio. Ad oggi il problema non interessa la parte spettante al comune ma le aree metropolitane (ex province) e la regione. Il disagio è molto forte nel trasporto per esempio se pensiamo che alcune famiglie che non possono permettersi di pagare un servizio privato non mandano a scuola i figli. E’ pure incredibile che, alcuni genitori, per mancanza degli assistenti specializzati, ogni giorno assistono a ricreazione il loro figlio. Vorremmo una volta e per tutte attenzioni e risposte concrete sia dal presidente della regione Rosario Crocetta che dal sottosegretario Davide Faraone. Sarebbe anche il momento che anche i dirigenti scolastici prendessero una posizione a difesa di questi studenti. Vorremmo anche che, oltre alle scuole pure tutta la società civile potesse sostenere la causa di queste famiglie e dei loro figli Quest’anno scolastico è stato per loro peggio degli altri anni perché hanno iniziato a novembre, poi ci sono state le vacanze e adesso è tutto nuovamente fermo. Quale continuità scolastica si pensa di garantire a questi ragazzi quando le istituzioni li dimenticano, considerandoli di serie B?