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Nel 2017 parte la scuola pubblica ispirata agli studi della Bicocca

Il comune annuncia l’avvio della sperimentazione per l’innovazione scolastica alla Don Rimoldi di San Fermo, il progetto si chiama “Una scuola”

La nuova scuola sperimentale ispirata al manifesto educativo “Una scuola” è realtà. La prima classe, a tempo pieno e nella scuola pubblica, sarà attiva da settembre 2017 a San Fermo alla scuola primaria statale 4 Novembre dell’Istituto comprensivo Varese 1 Don Rimoldi.

L’iniziativa è stata presentata in comune dall’assessore Rossella Dimaggio, e dai promotori del progetto, davanti a un nutrito gruppo di genitori, che figuravano tra i firmatari di un appello per attivare questa sperimentazione all’interno delle scuole pubbliche del comune di Varese.

La Primaria 4 Novembre, inserita nell’istituto comprensivo Don Rimoldi, ha accolto con entusiasmo l’idea.

IL MANIFESTO

Il progetto nasce dal manifesto “Una scuola”, frutto del lavoro di due ricercatrici del Dipartimento di scienze umane per la formazione “Riccardo Massa”, Francesca Antonacci e Monica Guerra, presenti oggi in comune per raccontare la scuola.

una-scuola-finlandese-586119.610x431  A Varese una scuola senza compiti una scuola finlandese 586119

In particolare, entrambe le ricercatrici hanno ricordato il senso di comunità che animerà l’intera scuola e confermato che il metodo educativo si basa sulla fine della rigida compartimentazione in orari e discipline come nella scuola tradizionale. L’esperimento è balzato alla cronache nei mesi scorsi come ispirato ai metodi educativi della scuola finlandese, con lezioni all’aria aperta, assenza di compiti, tempo pieno e un sistema più partecipato nella costruzione dei giudizi.

L’idea piace a molti genitori, e durante la conferenza stampa alcune mamme hanno spiegato che si sta anche cercando uno scuolabus che aiuti le famiglie.

LA BICOCCA

Il progetto è stato accolto dagli insegnanti Rosaria Violi e Luca Tondini, e dall’Istituto Don Rimoldi coordinato dalla dirigente Maria Rosa Rossi che hanno preso in carico l’attivazione di una classe fondata sulle linee guida del manifesto. Un aspetto molto interessante è che la didattica sarà coordinata anche da un lavoro di osservazione e verifica da parte dell‘università Bicocca di Milano, che ne ha elaborata l’impianto teorico. L’assessore Dimaggio ha espresso molto entusiasmo per l’avvio della sperimentazione: “E’ una grande opportunità e sono molto felice che nasca nella scuola pubblica, a cui tutti crediamo profondamente”.

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http://www.varesenews.it/2016/12/nel-2017-parte-la-scuola-pubblica-ispirata-agli-studi-della-bicocca/580925/

È un pessimo segnale per il futuro delle politiche sociali in Italia. Un colpo assestato dopo aver fatto balenare l’ipotesi di progettare e costruire livelli essenziali di assistenza in ambito sociale validi in tutto il Paese, di definire un Piano per la non autosufficienza, di aprire una stagione in cui l’attenzione all’inclusione sociale fosse significativa e unificante.”

È il commento del Presidente FISH Vincenzo Falabella alla lettura della risposta all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Donata Lenzi. Il Ministero del Lavoro conferma che – in seguito ad un’intesa che ha visto convergere Stato e Regioni del 22 febbraio scorso – i trasferimenti di alcuni fondi alle Regioni a statuto ordinario verranno ridotti per esigenze di bilancio.

Fra questi il Fondo più pesantemente colpito è quello Nazionale per le Politiche Sociali che passa nel 2017 da 313 a 99 milioni portandolo vicino al minimo storico. Ma anche il Fondo per le Non Autosufficienze verrà ridotto a 450 milioni, perdendo 50 milioni.

Nella risposta scritta il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sembra prendere le distanze da una decisione che indica come assunta da Regioni e Ministero dell’Economia – prosegue Vincenzo Falabella – ma per noi è rilevante l’esito e gli effetti di questa decisione che ha visto protagonisti gli assessori al bilancio ed i presidenti delle Regioni e il MEF. Peraltro lo specifico Tavolo per le non autosufficienze, di cui fanno parte oltre a FISH altre organizzazioni e sindacati, non ha ricevuto alcuna comunicazione di questa grave novità appresa da altri canali. Questo incide negativamente sulla qualità delle interlocuzioni in essere.”

La dura reazione di FISH, a cui è da ritenere ne seguiranno altre, potrebbe mettere in seria difficoltà il Ministro e l’Esecutivo anche su altri temi di rilevanza per le politiche sociali. “Gli effetti di questa intesa, oltre ai danni materiali che si faranno sentire soprattutto nelle regioni del Sud, passano sopra molte teste, oltre a quelle delle persone con disabilità e delle loro famiglie: è lo stesso Parlamento ad essere ignorato. Quei Fondi sono stati incrementati o garantiti dopo ampie discussioni in Camera e Senato. È ai Parlamentari che facciamo appello per avere adeguato sostegno. E lascia stupefatti l’atteggiamento delle Regioni che compensano le loro mancate revisioni della spesa accettando di rinunciare a parti consistenti dei trasferimenti sul sociale. Chiederemo inoltre un confronto tempestivo con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il Ministro dell’Economia.”

Ma la FISH non esclude anche una mobilitazione più ampia e diffusa nel Paese, in ogni singola regione, attorno alla quale conta di trovare ampie convergenze data la gravità politica di quanto accaduto.

 

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Politiche sociali umiliate: tagli pesanti ai Fondi

Buona scuola

Buona scuola e disabilità: così si torna indietro di 40 anni!

Agpd esprime grande preoccupazione per i decreti attuativi della legge 107/2015 Buona scuola in tema di miglioramento dell’istruzione e delle inclusione degli alunni e studenti con disabilità, e lancia un grido di allarme: questi decreti violano l’articolo 3 della Costituzione e facendosi beffe della Convenzione Onu sui diritti delle persone con Disabilità, ci proiettano indietro di anni, a tempi di marginalizzazione e di medicalizzazione.

“Non condivido la soddisfazione per le aperture del Governo, raccolta da parte delle associazioni, rappresentative a  livello nazionale” – riferisce Rita Viotti, presidente di AGPD – “perché trovo di una gravità inaudita il mancato coinvolgimento del mondo associazionistico in fase di stesura. Questi decreti legittimano giuridicamente l’involuzione culturale, cui assistiamo già da qualche anno nelle scuole. Richiedere delle modifiche è certamente doveroso, ma temo che l’impegno di molti riuscirà a migliorare di poco il pasticcio fatto”.

Da anni, i pedagogisti di AGPD Onlus raccolgono segnali allarmanti di un processo di marginalizzazione in corso. A volte sono chiamati a intervenire per supportare, condividere buone prassi e strumenti educativi. Le richieste provengono da insegnanti, che manifestano apertamente il peso della propria inadeguatezza e la mancanza di una formazione adeguata. In questi casi, parliamo di ambienti in cui non è ancora venuta meno l’attenzione alla persona e il desiderio di lavorare in un’ottica inclusiva.

Ma cosa accadrà domani? I punti critici sono tanti; proviamo a considerare quelli a nostro avviso più rilevanti.
Con i Decreti si stabilisce la formazione specialistica per gli insegnanti di sostegno e non per tutti i docenti. Si porranno le basi di una separazione della carriera dei docenti e si finirà per investire l’insegnante di sostegno del compito di referente unico per l’integrazione, minando il senso della contitolarità.
Non escludiamo che ad attenderci dietro l’angolo ci siano: interventi mirati in gruppi ristretti, classi separate e progetti dedicati, anticamere di scuole speciali di vecchia memoria, costruite e volute con la presunzione di perseguire il bene della persona disabile.
I nuovo Decreti affidano a una commissione medica, legale e sanitaria, la valutazione della persona con disabilità che oggi è frutto di un lavoro di analisi fatto da: terapisti della riabilitazione, operatori sociali e della famiglia (per altro quest’ultima perde di centralità, relegata a una funzione meramente accessoria, chiamata a “chiedere”, “consegnare”, “aiutare a scrivere”). C’è di più, la valutazione avviene un’unica volta, al momento dell’accesso alla scuola dell’infanzia, e non si prevedono aggiornamenti al passaggio da un ordine scolastico all’altro. Dunque un unico documento, incurante del percorso di crescita proprio di ciascun individuo, segna l’intero percorso scolastico dello studente.
Con i Decreti, il PEI, Piano Educativo Individualizzato, sebbene ancora affidato a scuola, famiglia, Asl, viene approvato dai soli docenti. Al genitore non è nemmeno richiesto di apporre la propria firma, per suggellare il patto, l’azione condivisa a favore della persona. In essoscompare l’indicazione annuale delle ore di sostegno da assegnare alla persona, attribuzione demandata al nuovo GTI, Gruppo Territoriale per l’Inclusione.
Sarà interessante capire come verranno assegnate queste ore, quali parametri oggettivi consentiranno un’equa distribuzione da parte del GTI, che nei fatti, non avrà alcuna conoscenza della persona e dei suoi bisogni specifici. Quel che è certo: il meccanismo eliminerà le possibilità di controversie e di ricorsi familiari in caso di inadempienze.

In sintesi, la portata innovativa e culturale dei Decreti è venuta meno, e il principio cardine appare la contrazione dei diritti, un’operazione di semplificazione e facilitazione non convincente.
Dopo 40   anni di storia e leggi a favore dell’integrazione, addolora ritrovarsi a considerare il senso dell’autentica inclusione e di una diversità  che ancora non appare per quel che è: un valore, un valore per tutti, in una società ugualitaria.

In conclusione: che cosa vorremmo chiedere?  Di rigettare i Decreti, integralmente.
Vorremmo un ritiro, ma, detto in solitaria e di fronte all’arroganza di chi ha rifiutato il confronto in fase di stesura, siamo consapevoli di quanto inutile possa risultare questa richiesta.
Ci limiteremo dunque ad auspicare  che i danni possano essere minimizzati, raccogliendo le voci dei tanti  che in questi giorni si stanno adoperando con la richiesta di cambiamenti e modifiche, senza tuttavia privarci della convinzione che a livello culturale il danno è stato fatto e che saranno i nostri figli a pagarne le conseguenze.

 

fonte

 

http://www.agpd.it/buona-scuola-e-disabilita-indietro-di-40-anni/

Triste dirlo ma perchè in Italia si parla tanto di inclusione e poi vogliono discriminare con leggi e leggine la disabilità?

Ecco un esempio

 

Niente colpi di mano: verrà cancellata la parte delle delega della L.107/15 sul sostegno che avrebbe negato a molti alunni disabili il diritto a conseguire il diploma di licenza media.

 

Alessandro Giuliani

Niente colpi di mano: verrà cancellata la parte delle delega della L.107/15 sul sostegno che avrebbe negato a molti alunni disabili il diritto a conseguire il diploma di licenza media.

Dopo i Partigiani della Scuola Pubblica e i movimenti anti-decreto, negli ultimi giorni, dalle pagine della Tecnica della Scuola, aveva espresso il suo disappunto anche l’avvocato Salvatore Nocera, che fa capo all’associazione Fish.

A confermare la volontà di stralciare la norma è stata la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli rispondendo in questo modo alle crescenti preoccupazioni espresse da famiglie, sindacati e associazioni che tutelano i disabili e le loro famiglie, per il contenuto di diversi punti del decreto legislativo sulle “norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (Atto 378).

“Tutte le studentesse e gli studenti con disabilità – ha spiegato Fedeli – saranno messi nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio percorso di studi e di concluderlo sostenendo prove che attestino le loro specifiche competenze e abilità, in base al Piano educativo individualizzato, predisposto di proposito per loro”, ha detto anche

Con particolare riferimento agli esami conclusivi del primo grado. “Voglio rassicurare- ha continuato il ministro – famiglie, sindacati e associazioni. Il decreto attuativo sull’inclusione scolastica nasce dalla volontà e dalla determinazione di dare alle ragazze e ai ragazzi con disabilità pari opportunità formative e una qualità della vita all’altezza delle loro esigenze e dei loro sogni. Per questo le imprecisioni o le problematiche emerse verranno migliorate in ambito parlamentare“.

“Abbiamo chiaro che la disabilità è ricchezza, non è qualcosa in meno ma una positiva diversità e la nostra azione – ha proseguito la ministra – sarà improntata su questo principio cardine”.

Nei giorni scorsi Valeria Fedeli ha incontrato diversi rappresentanti delle associazioni per ascoltare le loro istanze e gli stessi sono stati ascoltati nelle Commissioni che stanno esaminando il decreto in Parlamento e nell’Osservatorio sull’inclusione del Miur.

“Rispetto all’esame di secondaria di primo grado – aggiunge la Ministra – la stessa legge 104 del 1992 stabilisce chiaramente che le studentesse e gli studenti della scuola dell’obbligo debbano essere verificati in base agli obiettivi del Piano educativo individualizzato, affinché si possa ragionare sulle abilità specifiche sviluppate e potenziate durante gli anni di studio”.

“Continueremo su questa strada e rafforzeremo una scuola di diritti e di opportunità che metta al centro le ragazze e i ragazzi, le loro peculiarità e il loro desiderio di futuro. Vogliamo costruire per loro una scuola che li accompagni nel domani. E una società che li accolga e faccia della loro diversità un’occasione di crescita globale”, ha concluso la responsabile del Miur.

fonte

http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/salva-la-licenza-media-dei-disabili-parola-di-ministro-faranno-gli-esami-in-base-al-pei.flc