Monthly Archives: marzo 2017

La Rete dei 65 movimenti (composta da 105 associazioni, comitati e altri autorevoli esponenti della società civile) si dissocia totalmente dal gravissimo tentativo, reso pubblico nella data del 15 marzo, di “aggiustare e ripulire” il decreto delegato sull’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità (ecco il link al parere favorevole sull’atto del Governo 378 pubblicato ieri 17-03-2017 )

Come abbiamo sempre affermato in numerosi sedi, questo testo è inemendabile e rappresenta un attacco gravissimo all’inclusione, al principio di non discriminazione, alla crescita armoniosa degli alunni/studenti “comunque abili”, e dunque alle loro famiglie, ai lavoratori del comparto scuola e agli operatori specializzati nelle diverse attività di assistenza (alla comunicazione, autonomia, ingiene), necessarie agli alunni/studenti con disabilità.

Il succitato tentativo di ridisegnare l’atto 378 ha prodotto, come era evidente e prevedibile, una mostruosità, priva di anima, nonostante una virata sul registro linguistico, attraverso gli evocativi termini “bambine e bambini” o “alunni e alunne” (che ben lieve effetto sortiscono, perché disgiunti dal ritiro del decreto delegato sull’infanzia, noto come 0-6, o da un’esplicita tutela per gli studenti non frequentanti, che hanno bisogno della scuola ospedaliera e domiciliare, ad esempio).

Per non parlare del girone dantesco nel quale precipiteranno le famiglie e i loro figli, nella speranza di superare più di cinque pareri, commissioni e percorsi labirintici, prima di avere qualche certezza sulla vita scolastica e i servizi irrinunciabili a essa legati.

Continua a permanere: la condizione dei diritti all’esistenza delle risorse disponibili; il GIT, organismo inutile che costerà oltre 13 milioni di euro, tolti alla scuola dell’inclusione; si prevedono i contributi economici alle scuole private, con il rischio delle “scuole speciali”, senza che si abbia il coraggio di dire a quanto ammonteranno queste somme; nel momento più importante per il futuro dei propri figli (i propri angeli) con disabilità, i padri e le madri sono lasciati soli con un esercito di personale sanitario e para-sanitario, nonché qualche rappresentante della scuola adibito a freddo burocrate, che dovranno decidere come “funziona” un bambino/a con disabilità, senza che sia prevista una figura educativa, pedagogica, di sostegno, ecc…; tutto viene deciso da questa “super-commissione” para-sanitaria; nessuno quantifica le ore di sostegno necessarie per ogni singolo bambino/a; si prevedono ben 4 momenti valutativi/accertativi ad opera di differenti gruppi di persone; una montagna di carte e una burocrazia pazzesca che dovrà confluire al GIT, organismo costosissimo. Una follia. Riteniamo gravissima l’accondiscendenza della Fish e della Fand ad un testo mostruoso.

La Rete dei 65 movimenti, oggi in sciopero per il ritiro dei decreti attuativi della Legge 107 del 2015, coerentemente col proprio obiettivo e mandato, fornirà a breve alle famiglie e ai soggetti coinvolti, in via diretta e a mezzo stampa, un vademecum per la lettura di questo “astruso e periglioso testo”.

Qui il comunicato stampa

Ashampoo_Snap_2017.03.21_19h51m43s_003_  No alla riforma del sostegno scolastico: meno diritti per i disabili Ashampoo Snap 2017

pag.2  No alla riforma del sostegno scolastico: meno diritti per i disabili pag
Fonte

https://retedei65movimenti.wordpress.com/2017/03/17/no-alla-riforma-del-sostegno-emendata-vogliamo-il-ritiro/

Nel 2017 parte la scuola pubblica ispirata agli studi della Bicocca

Il comune annuncia l’avvio della sperimentazione per l’innovazione scolastica alla Don Rimoldi di San Fermo, il progetto si chiama “Una scuola”

La nuova scuola sperimentale ispirata al manifesto educativo “Una scuola” è realtà. La prima classe, a tempo pieno e nella scuola pubblica, sarà attiva da settembre 2017 a San Fermo alla scuola primaria statale 4 Novembre dell’Istituto comprensivo Varese 1 Don Rimoldi.

L’iniziativa è stata presentata in comune dall’assessore Rossella Dimaggio, e dai promotori del progetto, davanti a un nutrito gruppo di genitori, che figuravano tra i firmatari di un appello per attivare questa sperimentazione all’interno delle scuole pubbliche del comune di Varese.

La Primaria 4 Novembre, inserita nell’istituto comprensivo Don Rimoldi, ha accolto con entusiasmo l’idea.

IL MANIFESTO

Il progetto nasce dal manifesto “Una scuola”, frutto del lavoro di due ricercatrici del Dipartimento di scienze umane per la formazione “Riccardo Massa”, Francesca Antonacci e Monica Guerra, presenti oggi in comune per raccontare la scuola.

una-scuola-finlandese-586119.610x431  A Varese una scuola senza compiti una scuola finlandese 586119

In particolare, entrambe le ricercatrici hanno ricordato il senso di comunità che animerà l’intera scuola e confermato che il metodo educativo si basa sulla fine della rigida compartimentazione in orari e discipline come nella scuola tradizionale. L’esperimento è balzato alla cronache nei mesi scorsi come ispirato ai metodi educativi della scuola finlandese, con lezioni all’aria aperta, assenza di compiti, tempo pieno e un sistema più partecipato nella costruzione dei giudizi.

L’idea piace a molti genitori, e durante la conferenza stampa alcune mamme hanno spiegato che si sta anche cercando uno scuolabus che aiuti le famiglie.

LA BICOCCA

Il progetto è stato accolto dagli insegnanti Rosaria Violi e Luca Tondini, e dall’Istituto Don Rimoldi coordinato dalla dirigente Maria Rosa Rossi che hanno preso in carico l’attivazione di una classe fondata sulle linee guida del manifesto. Un aspetto molto interessante è che la didattica sarà coordinata anche da un lavoro di osservazione e verifica da parte dell‘università Bicocca di Milano, che ne ha elaborata l’impianto teorico. L’assessore Dimaggio ha espresso molto entusiasmo per l’avvio della sperimentazione: “E’ una grande opportunità e sono molto felice che nasca nella scuola pubblica, a cui tutti crediamo profondamente”.

fonte

http://www.varesenews.it/2016/12/nel-2017-parte-la-scuola-pubblica-ispirata-agli-studi-della-bicocca/580925/

È un pessimo segnale per il futuro delle politiche sociali in Italia. Un colpo assestato dopo aver fatto balenare l’ipotesi di progettare e costruire livelli essenziali di assistenza in ambito sociale validi in tutto il Paese, di definire un Piano per la non autosufficienza, di aprire una stagione in cui l’attenzione all’inclusione sociale fosse significativa e unificante.”

È il commento del Presidente FISH Vincenzo Falabella alla lettura della risposta all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Donata Lenzi. Il Ministero del Lavoro conferma che – in seguito ad un’intesa che ha visto convergere Stato e Regioni del 22 febbraio scorso – i trasferimenti di alcuni fondi alle Regioni a statuto ordinario verranno ridotti per esigenze di bilancio.

Fra questi il Fondo più pesantemente colpito è quello Nazionale per le Politiche Sociali che passa nel 2017 da 313 a 99 milioni portandolo vicino al minimo storico. Ma anche il Fondo per le Non Autosufficienze verrà ridotto a 450 milioni, perdendo 50 milioni.

Nella risposta scritta il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sembra prendere le distanze da una decisione che indica come assunta da Regioni e Ministero dell’Economia – prosegue Vincenzo Falabella – ma per noi è rilevante l’esito e gli effetti di questa decisione che ha visto protagonisti gli assessori al bilancio ed i presidenti delle Regioni e il MEF. Peraltro lo specifico Tavolo per le non autosufficienze, di cui fanno parte oltre a FISH altre organizzazioni e sindacati, non ha ricevuto alcuna comunicazione di questa grave novità appresa da altri canali. Questo incide negativamente sulla qualità delle interlocuzioni in essere.”

La dura reazione di FISH, a cui è da ritenere ne seguiranno altre, potrebbe mettere in seria difficoltà il Ministro e l’Esecutivo anche su altri temi di rilevanza per le politiche sociali. “Gli effetti di questa intesa, oltre ai danni materiali che si faranno sentire soprattutto nelle regioni del Sud, passano sopra molte teste, oltre a quelle delle persone con disabilità e delle loro famiglie: è lo stesso Parlamento ad essere ignorato. Quei Fondi sono stati incrementati o garantiti dopo ampie discussioni in Camera e Senato. È ai Parlamentari che facciamo appello per avere adeguato sostegno. E lascia stupefatti l’atteggiamento delle Regioni che compensano le loro mancate revisioni della spesa accettando di rinunciare a parti consistenti dei trasferimenti sul sociale. Chiederemo inoltre un confronto tempestivo con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il Ministro dell’Economia.”

Ma la FISH non esclude anche una mobilitazione più ampia e diffusa nel Paese, in ogni singola regione, attorno alla quale conta di trovare ampie convergenze data la gravità politica di quanto accaduto.

 

fonte

Politiche sociali umiliate: tagli pesanti ai Fondi