Monthly Archives: gennaio 2016

L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è sempre attuale e non scevra da numerosi problemi ancora non risolti.

L’inserimento di questi alunni nella scuola del nostro Paese, avviato ormai da molti anni, non sempre è diventato sinonimo di integrazione che, per essere intesa come fattore di qualitàdella scuola e dell’intera società (anche perchè ne viene coinvolto tutto il contesto nel quale è inserito l’alunno con disabilità, da quello scolastico a quello sociale), esige progettualità e pianificazione quali presupposti necessari per qualsiasi lavoro di rete.

I vari tentativi metodologico-didattici di individualizzare e personalizzare l’apprendimento si sono spesso rivelati non producenti sul piano della socializzazione; viceversa, quando si è privilegiata la dimensione della socializzazione, i risultati sono stati deludenti sul piano dello sviluppo delle abilità cognitive.

Il processo d’integrazione esige la convergenza del principio didattico della personalizzazione con quello della socializzazione, nel quadro di progetti comuni ben definiti e di figure docenti che devono possedere competenze relazionali ed affettive oltre che disciplinari.

Nel processo d’integrazione scolastica dell’alunno con disabilità, ciò che conta è che le persone che intervengono nella relazione educativa si sforzino di cercare e fornire risposte a quelle che possono essere i suoi “bisogni specifici”, nella classe e nella scuola che frequenta, non dimenticando che è “persona integrata” quella persona che, con un suo posto nel gruppo, conserva la propria identità diversa dalla altre, la propria diversità quale caratteristica peculiare del modo di essere persona.

La consuetudine di far fare all’alunno con disabilità attività spesso diverse dal resto della classe o, peggio ancora, di portarlo quasi sempre fuori dall’aula della sua classe, certamente non aiuta il vero processo di integrazione. Ciò vuole anche significare che la didattica individualizzata non dev’essere fine a se stessa, ma dev’essere funzionale ad un progetto di rete ben definito.

Una didattica funzionale non può porre i contenuti delle varie discipline al centro del processo insegnamento-apprendimento. Essa deve intendere i contenuti come stimolo percepibile e utilizzabile da tutti gli alunni, nel quadro della convinzione socio-pedagogica che le “diversità”, ormai presenti in ogni classe, non sono “incidenti da normalizzare al più presto”, ma “occasioni”, condividendo il concetto, sempre più attuale, che “l’eterogeneità è la normalità”.

La consuetudine, poi, che l’alunno con disabilità necessita di un intervento specializzato che solo l’insegnante di sostegno può dargli, in quanto docente-specializzato, è fuorviante e genera confusione fra didattica e terapia. L’alunno diversamente abile non può essere ridotto alla sua disabilità e inserito per questo in un settore speciale che, in quanto tale, lo distoglie dal normale lavoro della classe.

Questo non significa sottovalutare l’esigenza educativa speciale dell’alunno diversamente abile; vuole invece sottolineare la necessità di agire all’interno di un progetto chiaro che preveda l’interazione degli interventi dei docenti curricolari e dell’insegnante di sostegno. In questa esigenza d’interscambio, l’insegnante di sostegno dev’essere considerato un docente che ha il compito prioritario di creare e mantenere validi i rapporti tra l’alunno disabile, i docenti e gli altri alunni della classe e della scuola.

Anche per questo l’insegnante di sostegno ha, oggi, nuovi e più impegnativi compiti in quanto non è solo di sostegno all’alunno con disabilità, ma lo è a tutto il gruppo classe, contribuendo a stimolare una reciproca collaborazione e, quindi, una funzionale integrazione. L’insegnante di sostegno, in altre parole, ha come compito anche quello di creare le condizioni ottimali per favorire la socializzazione e l’apprendimento, non solo dell’alunno con disabilità, ma, di tutti gli componenti il gruppo classe, considerato che l’apprendimento degli alunni non può prescindere dal contesto relazionale.

La stessa normativa vigente sottolinea più volte che il docente di sostegno è un operatore dei rete con il compito precipuo di favorire la comunicazione e la collaborazione con i colleghi di classe, con il dirigente scolastico, con il personale ATA, con gli alunni e con le persone dei servizi socio-sanitari.

L’integrazione scolastica dei “diversi” è anche un compito di tutti. Impegnarsi per la dignità dell’alunno con disabilità significa impegno tendente ad affermare il valore della persona; significa lotta per una società migliore nella quale ciascun membro possa cogliere in sè e negli altri un significato profondo che, nello stesso tempo, distingue e accomuna!

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http://oltrelostretto.blogsicilia.it/la-scuola-e-gli-alunni-disabili-ancora-tanti-problemi-irrisolti/321260/

Una lettera inviata dai PSP (Partigiani della Scuola Pubblica) al noto portale specializzato ‘Tecnica della Scuola’, denuncia un’altra grave offesa lanciata nei confronti della scuola pubblica italiana.Questa volta sono i docenti di sostegno ad indignarsi per l’informazione falsa e parziale offerta dalla TV di Stato. A salire sul banco degli imputati è la fiction televisiva ‘Tutto può succedere’, in onda da poche settimane su Raiuno: uno dei protagonisti di questa serie TV è un bambino affetto dalla sindrome di Asperger, che, in seguito all’incapacità dei suoi insegnanti, si vede costretto ad abbandonare la scuola pubblica per iscriversi in una scuola privata, ovviamente costosa.

Sostegno, docenti protestano contro la fiction Rai ‘Tutto può succedere’

Nel film, è la stessa dirigente scolastica a consigliare i genitori del bambino ad iscrivere il piccolo in una scuola che la preside ritiene possa essere ‘più adatta’…Da qui la protesta dei PSP e dei docenti di sostegno verso un messaggio che trasmette indubbiamente una buona dose di sfiducia nei confronti del servizio reso dalla scuola pubblica italiana: ‘Non solo ci ferisce la nostra professionalità negata’ affermano indignati gli insegnanti ma soprattutto offre una visione distorta di quanto sta accadendo in Italia.

PSP, docenti sostegno: ‘Messaggio tanto falso quanto pericoloso’

La realtà parla, invece, di scuole paritarie, in cui non esiste l’insegnante di sostegnose non a pagamento e proprio per questo motivo i genitori si devono rivolgere agli istituti statali che, in osservanza della legge 104/92, sono tenuti a garantire il diritto allo studio e a rispettare le pari opportunità. Da qui nasce la lamentela dei docenti, anche perchè risulta inaccettabile che la TV di Stato possa diffondere un messaggio così distorto e dequalificante, che non fa altro che gettare altro fango sulla reputazione della scuola pubblica italiana, tra l’altro privata dal punto di vista economico, di quelle risorse necessarie per far fronte adeguatamente al diritto allo studio dei ragazzi diversamente abili. Che cosa potranno pensare quei genitori che mandano a scuola i loro figli? Vi invitiamo a dire la vostra opinione sull’argomento.

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http://it.blastingnews.com/lavoro/2016/01/scuola-disabilita-e-sostegno-docenti-contro-rai-e-fiction-tv-tutto-puo-succedere-00715895.html

Concorso scuola docenti in attesa della riforma delle nuove classi di concorso che potrebbe giungere questo venerdì o la prossima settimana.

Ad ogni modo, al Ministero si sta lavorando per il varo dei tre bandi (Infanzia-Primaria, Secondaria e Sostegno) entro la fine di gennaio, oltre ai decreti sulle prove, sugli ambiti disciplinari e sui titoli. Ricordiamo che il bando era atteso per la fine di novembre.

Sarebbe confermato, secondo quanto ha raccolto ieri la nostra redazione, la prova di inglese per la primaria. L’esame, infatti, comprenderà anche l’accertamento della conoscenza della lingua inglese e la conoscenza richiesta sarà di livello B2, secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

Quest’anno debutterà anche un concorso specifico per il sostegno. Una novità contenuta nella legge 107, La Buona Scuola. Sempre secondo le indiscrezioni racconte ieri, l’esame orale del sostegno potrebbe consistere nello svolgimento di una progttazione didattica individualizzata sulla base delle diverse forme di disabilità.

Per il sostegno sono stati banditi 5.766 posti, una quantità sottostimanta rispetto alle necessità reali e che nei giorni scorsi ha scatenato non poche polemiche.

Un’ultima notizia, sembra sempre più certa l’eliminazione della prova preselettiva per tutti gli ordini e gradi di scuola, sebbene in un primo momento il Ministero fosse deciso ad eliminarla soltanto per il concorso riguardante le secondarie.

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http://www.orizzontescuola.it/news/concorso-scuola-docenti-sostegno-progettazione-diverse-disabilit-esame-primaria-livello-b2-ingl

Instaurare un rapporto di lavoro e gestirne le varie fasi sarà più facile.

​Una ricognizione sistematica delle norme esistenti e delle molteplici tipologie contrattuali, unitamente a una valutazione della coerenza di queste con il tessuto occupazionale e il contesto produttivo, favorirà l’orientarsi delle aziende. Saranno eliminati i contratti scarsamente diffusi o che sono stati utilizzati in maniera distorta ed elusiva come le associazioni in partecipazione e le collaborazioni a progetto.
Il passaggio verso la forma di lavoro stabile e subordinato permetterà alle aziende non solo di non incorrere in sanzioni, ma anche di usufruire degli incentivi introdotti dall’ultima Legge di Stabilità (Legge n.190/2014) per le assunzioni a tempo indeterminato, garantendo così un cambiamento qualitativo del mercato del lavoro.

Si interviene ​sull’apprendistato, riducendone anche i costi per le imprese che vi fanno ricorso, e favorendone l’utilizzo in coerenza con le norme sull’alternanza scuola-lavoro.

​Più flessibilità anche per il collocamento mirato, in modo da creare una cornice normativa più dinamica e adatta al raggiungimento di risultati​ migliori in termini quantitativi e qualitativi.

Inoltre la digitalizzazione delle comunicazioni verso la Pubblica Amministrazione e la riduzione degli adempimenti burocratici permetteranno sia alle aziende, sia ai cittadini di interfacciarsi con le istituzioni in una maniera più veloce ed efficace.

 

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#semplificazione

Il Jobs Act punta ad una maggiore equità sociale anche tramite l’universalizzazione degli strumenti di sostegno al reddito per chi è disoccupato.

Nessuno deve rimanere escluso, per questo – al termine del rapporto di lavoro – l’accesso alla Nuova AspI (NASPI) è possibile anche a chi ha una storia contributiva breve. Più semplice l’accesso alla disoccupazione anche per i collaboratori a progetto con la nuova DIS-COLL. Inoltre per i soggetti più svantaggiati è previsto l’Assegno di disoccupazione involontaria (ASDI) che potrà essere richiesto una volta conclusa la NASPI.

Un nuovo impianto di regole riguarda anche i lavoratori sospesi – quindi in costanza di rapporto di lavoro – ​con il riordino degli ammortizzatori sociali. L’estensione agli apprendisti della Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria e la revisione della disciplina sui fondi di solidarietà garantiranno ad una platea più vasta di lavoratori prestazioni di sostegno al reddito durante i periodi di crisi aziendale. Le imprese che ricorrerrano alla causale del Contratto di Solidarietà potranno beneficiare delle integrazioni salariali​ fino a 36 mesi in riferimento ad un quinquennio mobile.​

Tutela del lavoratore significa anche ostacolare le ipotesi di irregolarità del rapporto lavoro e promuovere la legalità come premessa indispensabile per la creazione di occupazione e lavoro dignitoso. Per questo sono in programma una serie di interventi, tra cui la costituzione di un Ispettorato nazionale​ del lavoro, per semplificare le attività di contrasto al lavoro nero e irregolare e quelle di prevenzione e promozione in materia di salute e sicurezza.

 

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutela

La rivoluzione del lavoro passa dalle aziende. Un orario lavorativo meno rigido, il telelavoro, la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria: sono alcune delle soluzioni per conciliare le esigenze personali dei lavoratori, anche autonomi, a quelle produttive delle imprese. La contrattazione aziendale può fornirne soluzioni più funzionali ed efficaci, per questo sono incentivate le politiche aziendali e i premi di produttività che aiutino a creare nuovi modelli organizzativi.

La flessibilità sul lavoro permette di aiutare concretamente i genitori che lavorano, ma anche chi ha più bisogno di sostegno come​ i malati affetti da patologie croniche che ​saranno facilitati nella trasformazione del proprio orario di lavoro a part-time.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#flessibilita

La partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la loro valorizzazione professionale sono condizioni irrinunciabili per la crescita del Paese. La conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro delle donne e la promozione di sistemi di welfare aziendale sempre più innovativi sono obiettivi prioritari che il governo si è posto.

Il Jobs Act va quindi in questa direzione, in particolare per quanto riguarda la tutela della maternità e la valorizzazione dell’esperienza genitoriale.

Una maggiore flessibilità interessa il congedo obbligatorio di maternità, al fine di favorire il rapporto madre-figlio senza rinunciare alle tutele della salute della madre. Lelavoratrici autonome potranno finalmente usufruire del congedo parentale. Anche le madri iscritte alla Gestione Separata INPS saranno maggiormente tutelate: il mancato versamento dei contributi da parte del committente non metterà a rischio la fruizione dell’indennità di maternità. I genitori adottivi o affidatari si vedranno riconosciuti i loro diritti per la fruizione dei congedi parentali o per l’applicazione del divieto di svolgimento di lavoro notturno.

Infine​ le donne vittime di violenza di genere  potranno richiedere un congedo trimestrale dal lavoro fruibile anche su base oraria.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#maternita

L’obiettivo primario del Jobs Act è creare nuova occupazione stabile. Il contratto a tempo indeterminato diventa finalmente la forma di assunzione privilegiata.

Sono state fornite nuove regole più chiare e certe qualora si verifichino licenziamenti illegittimi. I lavoratori in questo caso saranno garantiti da un’indennità economica proporzionata alla loro anzianità aziendale.Comportamenti discriminatori o palesemente strumentali dei datori di lavoro saranno sanzionati con la reintegrazione del dipendente. Si previene il contenzioso giudiziario ​tramite un nuovo modello di conciliazione.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutelecrescenti

Il modello di flexicurity inaugurato dal Jobs Act si basa su un equilibrio tra le politiche passive di sostegno al reddito e le politiche attive. Queste ultime favoriscono l’effettiva ricollocazione del lavoratore, tramite percorsi personalizzati e utili all’acquisizione di nuove competenze. I Servizi per l’Impiego, coordinati dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro​​, sono potenziati per creare sinergie​ efficienti e migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Tutti i cittadini potranno accedere ad attività di  orientamento, ausilio, avviamento alla formazione e accompagnamento al lavoro, garantendo in tutto il territorio livelli essenziali di prestazione.​

I Centri per l’Impiego sigleranno con l’utente un Patto di Servizio Personalizzato che indicherà le azioni mirate per favorire l’inserimento e il reinserimento nel mondo del lavoro. L’assegno di ricollocazione rappresenta una sperimentazione in cui pubblico e privato forniscono una risposta concreta al cittadino. Per la prima volta, in tutte le Regioni e Province Autonome, si introduce un diritto soggettivo  del disoccupato ad avere una dote da spen​dere per ricevere un sostegno specialistico ed intensivo​ nella ricerca di un nuovo lavoro, e su questo aspetto si punta in modo concreto e innovativo. ​La partecipazione attiva del soggetto richiedente sarà, infine, garantita da strumenti di condizionalità.

Gli incentivi alle assunzioni sono oggetto di restyling, insieme a quelli per l’autoimpiego e l’autoimprenditoria. Per quest’ultimi, nello specifico si opera una razionalizzazione per costruire anche una cornice giuridica nazionale grazie alle esperienze positive già avviate a livello regionale, con particolare attenzione allo sviluppo e al consolidamento dell’imprenditoria femminile.

P​er gli incentivi rivolti ai datori di lavoro si prevede di introdurre dei nuovi strumenti statistici che permetteranno di valutare l’efficacia della misura adottata, differenziando le agevolazioni in base alle caratteristiche del lavoratore beneficiario e le sue probabilità di trovare occupazione.

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http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx#tutelecrescenti

Sono più di un milione a livello nazionale i lavoratori che rischiano di restare senza reddito e senza tutele sociali in caso di crisi aziendali. La scoperta è stata fatta dalla Fiom-Cgil dell’Emilia Romagna. In questa regione il calcolo si ferma a piu’ di 100.000 addetti (di cui 1.838 imprese interessate nel solo territorio di Bologna) e riguarda soprattutto le aziende artigiane. “Si tratta dell’effetto immediato”, segnala la Fiom-Cgil Emilia-Romagna, prodotto dal decreto legislativo 148 applicativo del Jobs Act, quello sul riordino degli ammortizzatori sociali. Nei fatti, continua il sindacato in una nota, “e’ stata tolta la possibilita’ di ricorrere all’Aspi dal 24 di settembre di quest’anno per i lavoratori sospesi e si rimanda alla costituzione di fondi nazionali la possibilita’ di integrare il reddito, senza l’intervento pubblico dell’Inps e con la compartecipazione alla ‘spesa’ degli stessi lavoratori”.
Ma oltre il danno c’e’ anche la beffa, continua la Fiom: se entro il 31 dicembre di quest’anno non venissero costituiti i fondi nazionali per i lavoratori che operano in aziende con meno di cinque dipendenti, pari a 60.000 per l’Emilia-Romagna, non ci sarebbe nessun tipo di tutela sociale, salvo la Napsi conseguente al licenziamento. Mentre per gli addetti che operano in aziende con piu’ di cinque dipendenti, dal primo luglio del 2016, sarebbe attivo il Fondo di Integrazione Salariale dell’Inps. Insomma, senza novita’ positive da parte del governo, “saremo costretti a mobilitarci per garantire le tutele, per chi opera in un settore fortemente penalizzato da scelte irresponsabili come quelle conseguenti al Jobs Act”.
“Ci siamo attivati immediatamente nei confronti del ministero del Lavoro, per ricercare una soluzione che superi questa iniquità, che si scarica in modo inaccettabile e insostenibile sulle lavoratrici e i lavoratori dell’artigianato; contestualmente, stiamo ricercando un accordo con le associazioni artigiane per la costituzione del fondo nazionale. La trattativa a livello nazionale è sospesa, a causa di posizioni assunte dalle stesse associazioni che, nei fatti, ripropongono quanto previsto dal decreto”, aggiunge la Fiom locale.

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http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2015/11/28/46255-ammortizzatori-sociali-un-milione-rischiano-di-rimanere/